Due anni fa – ora ho cambiato casa – abitavo in un palazzo tranquillo, dominato soltanto da una famiglia litigiosa e ignorante, di quelle che trovano ogni pretesto per urlare contro gli altri condomini e giocare la carta della vittima quando vengono messe di fronte alle responsabilità.
Lui un rozzo imbecille, lei una pancina aggressiva. Un giorno il loro figlio, un adorabile ragazzino di 6 anni, stava giocando nel cortile quando è caduto facendosi molto male alla caviglia. Io, che stavo uscendo di casa, ho visto la scena e sono andata a soccorrerlo. Il bambino non riusciva ad alzarsi, quindi cercavo di calmarlo promettendogli che sarebbe arrivata la mamma.
Sì, la mamma è arrivata ma ha cominciato ad accusarmi: “Sei stata tu!”. Ha cominciato ad urlare come se fosse al mercato, insulti di ogni tipo. Il bambino ovviamente si è spaventato e ha cominciato a piangere.
Parlava come se l’avessi scannato vivo e non mi lasciava spiegare, e vi giuro che sovrastare la sua voce era impossibile. Per fortuna uno dei condomini aveva visto benissimo che il bambino si era fatto male da solo. Sceso per difendermi, si è preso gli insulti pure lui.
È dovuto intervenire il bambino stesso: “Mamma smettila, sono caduto da solo!”. L’isterica dopo un po’ si è rassegnata e, augurandomi ogni male, ha preso in braccio il suo bambino e se n’è andata borbottando ogni improperio.
C’è mancato poco che le mettessi le mani addosso.
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