L'erba del vicino non è sempre più verde

Storie dal vicinato

Un vicino, una leggenda, un giallo

Berlino. La città è dinamica quanto il lavoro mio e dei miei coinquilini. La sveglia cambia a seconda del giorno e non sappiamo mai dove dovremo andare. Fare l’assistente di volo è un’emozione dopo l’altra.

Le uniche due cose che rimangono statiche nelle nostre vite sono l’obbligatoria capatina al pub sotto casa a fine turno e il VDM. Il VDM non cambia mai.
Alle cinque del mattino d’inverno come a mezzogiorno d’estate, con la pioggia o con il sole, lui sta sempre lì, nel suo balcone, seduto su una sedia deformata dal tempo e dai troppi bratwurst, con una sigaretta in una mano e una birra nell’altra. Tutto è in costante movimento, tranne il VDM.

“E chi sta meglio di lui?”, pensiamo io e i miei coinquilini, guardandolo con ammirazione. Non dà fastidio, al massimo fa qualche verso la notte, ma in generale ci piace. È una fonte inesauribile di conversazione.
Cosa farà nella vita? A che starà pensando? Ma è vivo?
I mesi passano fra lavoro e speculazioni su quel VDM che poi tanto DM non è. Fumando al balcone ogni tanto incrocio il suo sguardo. Mi sorride. Va tutto bene, fino alla sua improvvisa scomparsa.

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“Che gli sarà successo?”, ci chiediamo, e riempiamo quel vuoto inventandoci storie, poi smentite dalla sua ricomparsa due mesi dopo. Evidentemente gli alieni non l’avevano rapito, ma qualcosa è successo. Il V ha una benda sull’occhio e, oltre ad avere un’aria perennemente depressa, ora urla la notte, impedendoci di dormire. Lamentarsi non ha senso. Non è del nostro condomino e noi siamo italiani. I tedeschi non ci ascoltano. Non possiamo far altro che restare a guardare, aspettando la sua completa trasformazione nel VDM.

Poi un giorno, come pioggia nel Sahara, mi sveglio e la casa è circondata dalla polizia. Dai cellulari escono agenti in tenuta da incursione, il giardinetto su cui dà il nostro balcone è invaso da infermieri e vigili del fuoco. Hanno gonfiato un paio di quei materassi giganti, quelli per chi si deve buttare. Ma per chi sono esattamente?

Non troviamo una risposta immediata.

Io resto in balcone a controllare. Il VDM non c’è. La polizia entra nella palazzina accanto alla nostra. Sento urla, un botto e dal balcone del VDM, rimasto vuoto fino ad ora, esce un agente armato di fucile. Fa un segno ai suoi colleghi di sotto. In dieci minuti spariscono senza lasciar traccia di sé.
Chiediamo alla ragazza di un coinquilino. Sua madre lavora in polizia. Ci dice che il nostro VDM è stato arrestato per omicidio e vilipendio di cadavere. La vittima era figlia di un qualche funzionario.

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Sentiamo la sua mancanza.

È il periodo Covid, abbiamo bisogno di qualcosa d’interessante, ma lui è chissà dove. Aspetta. No, è qui. È tornato. Devono averlo già liberato e ora è di nuovo qui, a bere e fumare, a fregarsene di tutto e tutti, ma… Ma che fa? Ma è nudo… Si sta masturbando, sì, si masturba guardando le signore che giocano a ping pong in giardino. Lo fa oggi, lo fa domani, lo fa tutti i giorni.

Urla quando raggiunge l’orgasmo, da casa sua vengono gemiti e audio di porno. Esco in balcone a fumare e lui è lì che si tocca. Non mi sorride.
I suoi giochi erotici vanno avanti per un mese e poi scompare di nuovo, lasciando però un bel regalino a tutti.
Ha buttato dal balcone tutto ciò che aveva in casa.

Il giardino è pieno di carte, sedie, una scrivania. Dall’alto mi pare di vedere un dildo, ma non ne sono certo.
Un mese dopo me ne vado. Torno in Italia a malincuore e pieno di domande. Sarà tornato in quella casa? Starà bene? L’avrà uccisa lui quella donna? Chissà.
A quasi un anno da allora, ogni tanto ci ripenso e lo rivedo lì, su quel balcone da cui per un anno l’ho spiato, immaginando una vita molto più tranquilla della mia.

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