Non è il classico caso della vicina da incubo, è molto di più.
Il lavoro mi porta ad alzarmi alle 4, e pur con tutte le accortezze – pantofole, passo felpato, rumori ridotti a meno del minimo – ciclicamente la tizia del piano di sotto mi fa un presentat arm che sergente Hartman spostati che non sei nessuno.
Più volte mi sono messo in discussione, ma so anche che solai, soffitti e pareti di questo condominio sono talmente sottili da farmi sentire anche il tintinnare dei piatti dei dirimpettai.
Bene, i miei tentativi di spiegare che ogni mio spostamento produce il minimo rumore non portano risultati.
Il confronto civile non esiste, e nemmeno la tentata intercessione di mia moglie.
Ha anche il nostro numero, ma su WhatsApp sono stato costretto a bloccarla perché la signora alterna i suoi “Abbassate la voce” alle catene sul Nuovo Ordine Mondiale di ‘stoca**o.
E vi giuro, in casa non alziamo mai la voce.
Una notte il telefono di mia moglie squilla. Sono le 3, pensiamo subito a qualcosa di grave. Sul display compare il nome della rompico***oni.
Le prendo il telefono e rispondo: “Questo è troppo. Io la denuncio!“.
“Sono io che vi denuncio! Che avete da spostare a quest’ora?”.
Il problema è che in quei giorni siamo fuori casa per un weekend fuoriporta. “Guardi che noi non ci siamo”.
Poi sentiamo anche noi, dalla cornetta. Sono chiari rumori di oggetti che cadono e altre cose trascinate. Ci sono i ladri.
Ci sono 4 pirla di ladri che manco sanno muoversi con discrezione, dal casino che fanno. Mettiamo giù e chiamiamo la polizia, che coglie i malviventi sul fatto.
Ladri presi, grazie alla vicina rompico**oni che, dopo l’episodio, ha anche smesso di rompere i co**oni.
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