L'erba del vicino non è sempre più verde

Storie dal vicinato

La mezuzah

Abito in uno stabile piccolo e piuttosto pittoresco, in un appartamento con finiture di pregio che ho comprato con grossi sacrifici: i miei vicini più che essere fastidiosi sono, a loro modo, dei personaggi.

La cosa può essere reciproca per cui in genere non mi lamento: a volte i loro atteggiamenti mi fanno incazzare, ma più spesso ridere.

Del resto, io so di poter essere una condomina complessa con cui coabitare: ho dei problemi uditivi, ragion per cui (avendo comprato l’appartamento in costruzione) ho fatto mettere più insonorizzazione e doppio antitacco, perché senza volerlo potrei essere più rumorosa della media. Io non me ne rendo ovviamente conto, ma magari gli altri sì.

Ora, devo dire che ho dei condomini leggermente bizzarri, ma non fastidiosi: anzi, hanno i loro lati comici che – al netto del giramento iniziale – fanno sorridere.

Una di loro, che chiameremo Pancrazia, secondo me ha uno strano disturbo ossessivo per cui pretende assoluta simmetria in ogni lato del palazzo. Io cerco di andarle anche incontro, quando la sua fissazione riguarda cose ragionevoli (come le tende da sole tutte uguali) ma nei mesi siamo arrivati al ridicolo.

Dopo le tende da sole, ha preteso che avessimo tutti gli stessi zerbini. E okay.

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Poi, voleva che spendessimo un minimo di duecento euro a testa per delle fioriere autoconcimanti di ultima generazione, da zancare ai terrazzi con dei tasselli, tutte nelle stesse posizioni. Ora, si potrebbe dire: essendo fioriere visibili dalla strada, la pretesa ha senso.

E invece no: nel mio comune, per ragioni di sicurezza, è tassativamente vietato appendere fioriere aggettanti verso l’esterno se non si vive al pianterreno.
Non solo: pretendeva anche di decidere che fiori metterci dentro (nello specifico, esclusivamente petunie bianche per tutti).

Al che io ho detto che non poteva decidere cosa apporre nelle parti non visibili del mio terrazzo, e che comunque non avevo duecento euro da buttare in fioriere, fossero o meno autoconcimanti, autoinnaffianti, autoincantanti o che – opportunamente strofinate – rilasciassero un genio pronto a esaudire tre desideri.

Ha battuto in ritirata solo fino alla riunione successiva, riguardante ufficialmente quali alberi piantare in giardino.

Ora, siccome siamo quattro appartamenti, se c’è qualche intoppino ci troviamo a turno una mezz’ora per risolverlo per evitare di interpellare l’amministratore: la riunione ha avuto luogo un sabato pomeriggio nel mio salotto, con il mio migliore amico (che chiameremo Asdrubale), esperto montatore Ikea, che assemblava un armadio nel corridoio.

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Ignorando completamente l’oggetto della riunione (limitandosi a ribadire che i cespugli di rododendro dovevano essere piantati tutti alla distanza di esattamente 2,70 mt), Pancrazia ha tirato fuori la Grande Questione delle Targhe.

Nello specifico, voleva che le targhe da apporre alle porte lato scala fossero tutte dello stesso materiale, forma, colore, con i nomi scritti nello stesso carattere (Windows Gothic), sollevando una bagarre per la mia porta.

Riporto il dialogo nella sua follia:
“Scusa, Pancrazia, ma io non ho nessuna targa”
“Come no: cos’è quella cosa che hai attaccato di fianco alla porta?”
“… ma quella mica è una targa. È una mezuzah”
“Eh?”
“È una cosa che gli ebrei appendono sulle porte per benedire la casa. Me l’hanno regalata”
“Ah. Be’, ma qui non puoi metterla: se ognuno appendesse alla sua porta qualsiasi robaccia, il palazzo si trasformerebbe in un ex voto”.

Stavo iniziando a innervosirmi, quando il mio amico Asdrubale, tra tante scuse, passa a staccare una prolunga che gli serviva.

A quel punto Pancrazia, credendosi simpatica, gli fa: “Dai, di’ anche tu alla tua ragazza che non abbiamo niente contro la sua religione, ma non può attaccare tutto alla sua porta, per il decoro del palazzo”.

Ora, questo richiede una piccola spiegazione: io sono piccola, con i capelli ricci e scuri, lavoro in banca e ho un gran nasone a becco, mentre Asdrubale è alto, con i capelli rossi, un aspetto diciamo “altoatesino” (giusto per non usare l’altra parola che comincia per “a”), e insomma… credo si sia capito il discorso.

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Il problema è che…
“No guardi, veramente la mezuzah gliel’ho regalata io”.
“…”
“E mi scusi: com’è che di preciso creerebbe dei problemi al *decoro* del palazzo?”
“…”
“E già che ci siamo: perché sta dando per scontato che la mia amica, qui, sia l’ebrea e io no?
Insomma.

Alla fine la mezuzah è rimasta dov’è, ma uscendo, il mio vicino ha ringraziato Asdrubale perché lui aveva appeso un piccolo crocifisso sulla porta e Pancrazia l’aveva costretto a toglierlo, rompendogli le scatole per settimane, bussandogli a tutte le ore e facendogli addirittura scrivere email dall’amministratore che inspiegabilmente, si è piegato alle sue pretese assurde.

A volte essere troppo educati è decisamente controproducente.

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