Nella realtà le ho solo detto “no, no”.
La invito ad entrare. Ora, davvero, vi lascio immaginare il mio conflitto interiore, prego tutti i Santi che se ne vada in un battibaleno, gli stessi Santi che stavo snocciolando un minuto prima quando lei ha deciso di rovinare il mio “momento magico”.
La tizia, non ha la minima intenzione di andarsene e lo si capisce da “facciamo un caffè?“. Penso “ma perché “facciamo”? Al limite lo faccio io, che cosa credi che ti dica; vattelo a fare a casa tua?” Invece le dico: “si dai, te lo preparo”.
Ci sediamo in cucina, ormai la mia lussuria è andata a farsi benedire (rimanendo in tema) e torno con i piedi per terra ricordando che il massimo del piacere che mi viene concesso è quello di infilare la cialda nella macchinetta, amara consolozione, amara come il caffè che sto per prendere con questa scassa palle…
Sconsolata e con le orecchie basse come un bassotto nano, cerco di sorriderle e le chiedo: “Allora? Che racconti?” Non l’avessi mai fatto: parte con una sfilza pettegolezzi sui vicini che neanche dalla parrucchiera sento cose così contorte: “la figlia della vicina che è sposata con il cugino di mio zio, ha un’amante: sai, va con il fratello della nipote del cugino di sua madre….”
Penso di prendere appunti e poi provare con Google a trovare i gradi di parentela ma secondo me, neanche con l’intelligenza artificiale posso capire di chi o cosa stia parlando.
L’ascolto pensando letteralmente ad altro, mi reggo la testa noiosamente con una mano… quando improvvisamente ho una visione che mi fa letteralmente svenire…. dalla porta socchiusa che divide la zona giorno dalla zona notte, vedo la mia Marty affacciata con in bocca l’oggetto di quello che, qualche minuto prima erano i miei desideri:
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