La tromba delle scale diventa una sorta di girone dantesco. Ricorda il 5° canto dell’inferno, al posto di Paolo e Francesca avvolti nel vento perenne “quali colombe dal disio chiamate”, ci sono io e gli altri condomini: la miscela esplosiva di odori tra Pakistan e Calabria, sta creando una sorta di uragano sopra la città, probabilmente è questo che i palloni spia cinesi stanno monitorando… Gli odori stanno diventando solidi e si aggrappano alle pareti, facendosi largo come una sorta di “Blob” nel palazzo a cui si accede solo con maschere antigas e tute ignifughe.

Purtroppo la diplomazia è inutile, perché il Pakistan sfodera in continuo curcuma, cumino, cannella, peperoncino e cardamomo (ma che cacchio è il cardamomo?), il tutto vaporizzato attraverso fritture in olio il cui odore ricorda l’olio esausto dei motori diesel. Immagino le molecole di olio sospese a mezz’aria che stanno diventando un tutt’uno con gli altri vicini, inglobandoli e fagocitandoli; immagino gli altri condomini che escono di casa, ormai tutti con il gel nei capelli… e non è gel…

Credo che arriveranno i NAS e i corpi speciali tra poco, ma la guerra è guerra e la Calabria sta attaccando il Pakistan usando la psicologia come deterrente:

La signora apre la finestra e si sente distintamente una mitragliatrice di parole incomprensibili, sparate con una velocità disarmante. La suocera risponde al fuoco incrociato verbale, anche lei con la finestra aperta, spara una serie di H aspirate (da qui il nome bomba H) e parla talmente in fretta che sono sicuro stia provando a demoralizzare il nemico.

Il Pakistan risponde con una sorta di carne grigliata che, inizialmente confonde il nemico perché l’odore sembra piacevole e “famigliare”, ma poi prosegue con una serie di spezie non convenzionali, (probabilmente vietate dalla convenzione di Ginevra), che sovrastano anche il peperoncino di Soverato e… questo è un duro colpo per la Calabria che contrattacca, avanzando i suoi odori e sferrando colpi di cipolla, aglio e peperoncino. Infine tramortisce il nemico con le sue tradizionali polpette prima di sferrare la sua arma segreta: lo “stocco” (stoccafisso).

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