Salve a tutti!

Il racconto sarà un po’ lungo, quindi spero di non annoiarvi .

Inizio con la premessa che la mia famiglia (nel senso esteso, quindi anche alcuni miei parenti con lo stesso cognome), vive in una determinata parte della mia città natale dal medioevo (sono stati i primi che si sono stabili lì, ai piedi di una delle colline più basse, insieme a un paio di edifici di culto).
Dal 1914 (dalla prematura morte del mio bisnonno per cause non naturali), la mia famiglia ha dovuto cedere parte della proprietà (il terreno che ci circondava e parte della casa),spesso in condizioni svantaggiose per noi e non mossi assolutamente da bisogni economici, ma che ci hanno permesso di sopravvivere nonostante tutto.
Da quel momento in poi il quartiere si è espanso e continua a farlo anche oggi salendo la collina. La premessa era per far capire a chi vive in una casa appartata ,in una zona tranquilla, che la “civiltà” purtroppo è in continuo aumento e prima o poi ti raggiunge: a quel punto l’idillio è da considerarsi finito .
In generale è un bel posto dove vivere: famiglie tranquille, gentili che collaborano e si preoccupano dei vicini, un ambiente per lo più silenzioso, tanto che chi viene da fuori quartiere dice apertamente che invidia quel posto. Ovviamente non esiste la perfezione, dunque anche in una simile situazione di buon vicinato, ci sono i casi umani più o meno “tollerabili”.
Ho lasciato la mia casa natia a 18 anni per andare all’università, ma nulla del mio successivo vissuto cancellerà i vari episodi successi negli anni e i “fantastici” protagonisti .

La prima della serie era una “cara” nonnina: una bravissima sarta che abitava nella casa con il cortile, alle spalle della nostra. Le case in realtà erano 4,divise in due edifici, affacciate sul loro cortile, tutte appartenenti dei figli della nonnina.

Lei abitava nel primo piano di una delle case insieme al figlio più giovane e la sua famiglia. Il suo soggiorno aveva le finestre sulla piazza del quartiere dove di solito giocavamo tutti noi bimbi della zona (così come altre 6 case li intorno). Ho perso il conto delle volte che ci ha urlato contro e minacciati di ogni, pur di cacciarci mentre giocavamo in una piazza pubblica e in comune, zona di passaggio anche di auto e di ristoro per anziani e bambini (tutto questo in orari normali, niente fasce di riposo o sul tardi).

Era l’unica che lo faceva nonostante fossero in tanti nella stessa sua situazione abitativa e nonostante 7 dei bambini che ci giocavano erano suoi nipoti. Ad un certo punto iniziò a prendere un brutto vizio: ci buttava intere bacinelle d’acqua gelata pur di farci desistere a continuare il gioco. Il colmo arrivò quando l’ennesima volta che ci buttava addosso l’acqua, ci fu un fuggi fuggi di tutti i bimbi presenti, tranne che di due sorelline di 6 e 3 anni che stavano tra l’altro in disparte senza giocare, prese tra loro per mano.

Alcune donne del vicinato si sono precipitate per soccorrerle, visto che le poverine erano letteralmente zuppe dalla testa ai piedi. La “cara” nonnina si affacciò dalla sua finestra e nel trambusto della piazza capì di averla fatta troppo grossa quella volta.

Le bimbe erano le figlie di una giovane mamma che viveva in una casa poco distante. Il problema era il padre delle bambine, conosciuto nella zona per il carattere burbero (per non dire altro) e i modi poco gentili con chi non aveva in simpatia.

La nonnina è sbiancata: è scesa di fretta, ha portato le bimbe a casa, le ha pulite, asciugate e riempite di caramelle prima di farle tornare a casa dalla madre, raccomandando loro e quasi pregandole di non dire nulla ai genitori.

Per le successive settimane tenne un profilo basso e non diede troppo fastidio ai vicini, sempre in allerta temendo che il padre delle bimbe la mandasse al Creatore prima del tempo.

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