Storie dal vicinato

Casa mia non è il bar dei cafoni

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Per preservare le nostre scale che danno accesso alle nostre case, io e il vicino abbiamo messo un cancello.
Era felicissimo quando siamo arrivati noi e abbiamo espresso la voglia di mettere il cancello, perché erano anni che voleva farlo, ma essendo casa nostra all’epoca disabitata non poteva farlo.
Poi per ogni casa nel pieno centro storico ogni modifica deve avere un certo criterio.
I nostri cancelli sono uguali.

Abbiamo perfino preso due piantine identiche.
Se ridipingeremo la facciata, probabilmente, dovremo avere colori simili.
Perché il cancello?

Perché le nostre scale erano il “bar” della piazza.
Non solo ragazzini, ma anche adulti, ci consumavano cibo e bevande.
Ok, non disturberebbe, ma sporcavano tutto e lasciavano carte e lattine, senza contare i casini del rientro a casa.

Un giorno mia madre, aprendo la porta, si ritrovò un imbecille dentro casa, perché ci si era appoggiato.
Aprendo la porta cadde all’indietro. Non vi dico le espressioni contrite nel vedere il bar della piazza chiudere.
Non hanno smesso subito.

Dovetti dire a un paio di ragazzette di levarsi dalle scatole, perché era casa mia (non con questi termini, fui gentile). Le due aprirono così il cancello del vicino, ed io “quella è proprietà privata”.
Dopo un furto del cancello e il conseguente cambio, le cose si sono sistemate.

Certo, si siedono ancora sui bordi, ma purtroppo non possiamo fare nulla.
Bonus: a 10 metri da casa mia c’è una chiesa con un piazzale stupendo e panchine comodissime.
Mi chiedo perché non vadano là.

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Luca

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