Lo so, lo so.

Dexter il nuovo inquilino è il principale personaggio di interesse di questa storia. Silenzioso, pacifico, educato, ordinato, pulito, igienista… il perfetto serial k****.

Sto iniziando a sospettare che lui pensi la medesima cosa di me e il solo pensiero che sia possibile non mi lascia affatto tranquillo.

Da qualche giorno ha iniziato a guardarmi con sospetto, mi osserva, mi scruta, mi spia.

Devo averlo spaventato non poco quando l’altra sera, al calar del sole, mentre eravamo entrambi in passeggiata nelle vie di campagna dietro casa, sono sbucato tutto trafelato dal campo di granoturco in pieno stile film horror.

Va a spiegargli che il mio cane stava inseguendo un non meglio identificato animale, ha saltato il fosso, nonostante il guinzaglio, trascinandomi praticamente appresso a se.

Il suo sguardo di terrore si è tramutato in una sorta di compiaciuta rabbia, in un mezzo ghigno di vendetta, conclusosi con un inquietante “ciao, ci vediamo presto”.

Cosa cazzo vuol dire “ci vediamo presto”???

Ciò premesso, dopo il post su Eladio, avrete inteso dal titolo, è necessario abbassare un po’ i toni e affrontare un personaggio più leggero.

Ho già ampiamente descritto il “periodo lap dance” nel condominio ma ho trascurato un po’ la figura di Zoran.

Zoran è quella sorta di parente acquisito, che ti capita in casa. È stato il male necessario per poter godere della presenza della show girl più famosa – ovvio era l’unica! – del condominio.

Era la copia di Ivan il terribile, l’ultrà serbo che mise sotto scacco il Marassi di Genova qualche anno fa, solo più grosso.

Molto più grosso.

Enorme, ecco, forse come “The Rock”, l’ex wrestler e oggi attore; la cosa che più colpiva nel guardarlo era la quantità di pieghe che si formavano sul collo una sorta di torre di pancake piantata dietro la testa che partiva dalle spalle fino all’occipitale.

Zoran gestiva un locale notturno in città, uno di quei locali tranquilli dove ti intrattieni per bere qualcosa e ascoltare un po’ di musica dal DJ e poi, a fine serata, sempre che ti vada, nel piazzale all’uscita hai la possibilità di scegliere un altro distinto avventore per verificare se ti ricordi ancora le regole del fight club.

Ha avuto anche qualche piccolo problema amministrativo con il pub perché lo aveva clandestinamente trasformato in un locale da ballo senza la licenza.

Sorrido…. sostanzialmente Zoran in quanto a illegalità era un’ ingenua e sprovveduta educanda rispetto al suo successore Eladio.

Zoran era un’unica cosa con la sua moto: Immaginate un enorme triciclo, il divanetto di “Friends” con ruote e manubrio….

Era l’unica moto esistente che potesse trasportare quella montagna, del resto: “non c’è altro da aggiungere, per uno stile di moto cosi… c’e lo stile di fisico del genere… può accompagnare solo…” (perdonatemi la citazione aulica, ma mentre scrivevo mi sono reso conto di essermela servita su un piatto d’argento).

Quel dannato divano con le ruote era maledettamente rumoroso.

E giustamente guidava quel mezzo scoppiettante solo di notte, alle 23, in uscita, e alle 4 del mattino al ritorno.

Ok è vero se uno lavora di notte non può andare in giro scoppiettando a 130 decibel? Si ne avrebbe diritto se poi sapesse parcheggiare: nel garage sotterraneo faceva sempre la stessa manovra, avanti e indietro, avanti e indietro. Cazzo se giri il manubrio ce la fai!!!

Ma niente.

Zoran non era solo moto, ovviamente, era anche un uomo innamorato. Un galantuomo, un SIGNORE con tutte le lettere maiuscole.

Porterò sempre nel mio cuore il gesto che faceva di consueto con Lei, la ballerina.

Quando camminavano a passeggiolui le posava amorevolmente una mano sulla schiena, scendeva languido sul sedere e d’un tratto sferrava quel tocco magico ed intimo sollevando medio e anulare.

Lei: Sussulto, risatina, schiaffetto come dire che monello!!!

Quanto amore.

A Zoran piaceva mangiare in terrazza, sempre, anche con la temperatura sotto lo zero.

La sequenza sonora (quasi un ASMR) era sempre la solita:

⁃ birra che si apre

⁃ Rumori incomprensibili

⁃ Rutto

⁃ Risata

⁃ E così via… fino alle 23 quando accendeva il triciclo scoppiettante.

Nonostante tutto è stato un buon vicino (lo scrivo solo per paura che un giorno legga).

A Zoran ho persino stretto quell’enorme mano in due distinte occasioni: per fargli le congratulazioni alla nascita del figlio e per salutarlo quando ha traslocato.

Ho riacquistato solo da poco la sensibilità delle falangi e del metacarpo ed è per questo che riesco a scriverne solo oggi ad anni di distanza.

**Storia pubblicata con l’autorizzazione del genio di Massimo Atzeni 

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