Storie dal vicinato

Fanno l’inventario di casa mia

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La mia vicina da incubo è una ragazza più o meno della mia età, ma anche la sua mamma sempre presente.

Viviamo in due condomini adiacenti e siamo praticamente dirimpettaie.
Sono costantemente presenti nella mia vita.
Se stendo una t-shirt di mia figlia che piace a lei esordisce: “Che bella questa, piacerebbe molto alla mia ****, quando alla tua non va più me la dai”.

Se poggio qualcosa fuori al balcone (tipo i contenitori sotto letto che l’altra mattina avevo lavato e avevo messo ad asciugare) mi aspetta sul balcone per dirmi: “Ma li devi buttare? No perché mi sarebbero comodi”.
Al mio “no, li ho solo lavati” quasi si dispiace e rientra triste in casa.

Molte volte le richieste non sono solo sue, ma anche di sua mamma che chiede per la figlia e la nipote o anche per se stessa, perché puntualmente qualsiasi cosa io stenda o metta fuori è qualcosa che a loro piace, che stanno cercando e che gli occorre.

La situazione è diventata insostenibile, nemmeno quando sotto richiesta doniamo loro qualcosa. Mia figlia, per esempio, diede alla sua bimba delle Barbie con cui lei non giocava più. Per i giorni a seguire ho ricevuto messaggi e richieste da parte sua e della mamma: ad una mancava una scarpetta, a un’altra la spazzola, per un altro gioco mancava il cucchiaino. Insomma, giorni di torture.

Una volta la mamma ci ha atteso al rientro da scuola per parlare direttamente con mia figlia e farle la morale sul fatto che quando si donano dei giochi a dei bimbi si donano completi per permettere loro di giocare. Ci rimasi talmente male che d’istinto le risposi: “Quando si hanno queste pretese si comprano giochi in negozio e non si chiedono ad una bimba di 6 anni”.
Da allora nonostante loro continuino a chiedere io ho smesso di donare.

La settimana scorsa un’associazione di volontariato chiese aiuto per i bimbi ucraini ed ognuno portava giù al proprio palazzo i sacchi con ciò che voleva donare. Mentre stavo posizionando i sacchi rientrarono mamma e figlia che ovviamente iniziarono ad ispezionare ogni mio sacco perché poteva esserci qualcosa che poteva volere la loro bimba.

Mio marito incredulo disse: “Scusate ma lasciate qualcosa per i ragazzi dell’associazione che altrimenti arrivano qui per nulla”. Loro in modo scorbutico chiusero il sacco, si ficcarono sotto il braccio ciò che avevano già preso ed esclamarono: “Ma si tanto qua si fa bene agli estranei!”.

Non so più cosa fare. Mi sento spiata in casa mia. Mi sento inventariata di ogni mio avere o rifiuto.

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Luca

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