Sono una dei tanti italiani che è andata a vivere all’estero e torna in Italia solo alle feste per vedere i parenti (e deliziarmi coi VDM di mia madre), ma questa storia si svolge a casa mia: negli USA.

Una decina di anni fa mio marito ed io riusciamo a comprare una bella casa in un quartiere residenziale che sembra uscito dai Simpsons: tante villette tutte uguali col giardino intorno e, proprio come nel noto cartone, uno dei nostri vicini è molto religioso al punto che i nostri figli, che all’epoca vivevano ancora con noi, lo soprannominano Flanders.

Le stranezze all’inizio sono quasi divertenti anche se fastidiose: gruppi di studio religiosi che usano i vialetti di tutto il vicinato per parcheggiare, cori gospel a volume altissimo, luminarie a tema Betlemme e così via.

Gli anni passano fra piccoli screzi, ma nulla di serio. Un giorno però Flanders punta mio marito: gli consegna un opuscolo in cui sono elencate le attività parrocchiali della sua chiesa e gli fa uno spiegone di mezz’ora su quanto sia bello essere cattolici; la mia metà risponde con garbo che, pur essendo originario dell’Estremo Oriente, è cresciuto in una famiglia cattolica quindi non ha necessità di convincerlo di nulla.

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Luca

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