Non è una storia da vicini da incubo, quindi mi rimetto al volere dell’amministrazione, ma ieri sera è avvenuta una cosa che senza il vicinato avrebbe avuto una fine diversa e mi sento di volerla condividere.
Mia figlia di sei anni viene da me a dirmi che ha sentito qualcuno chiamare aiuto.
Sulle prime la liquido dicendo che forse sono i vicini che stanno litigando e avrà sentito male (ogni tanto la signora del piano di sotto ne dice quattro al marito).
Lei torna quasi subito insistendo che no, chiedono proprio aiuto.
Decido di ascoltarla e mi affaccio oltre la porta. Effettivamente c’è qualcuno nel pianerottolo sotto. Domando se va tutto bene e lei in risposta urla che il figlio sta soffocando.
Neanche finisce la frase che chiamo mio marito (medico d’emergenza) che si fionda sotto, intanto io telefono al 118. Il bambino è praticamente cianotico, gli occhi quasi rigirati.
Grazie alla manovra fatta tempestivamente tornare a respirare.
Poco dopo arriva l’ambulanza che lo porterà in ospedale per un controllo.
Dal sollievo degli operatori del 118 quando entrano in casa del bimbo trovandolo già in mano a un collega capisco che visto il codice rosso temevano di trovare un quadro ben diverso.
Il medico dell’ambulanza ha poi richiamato mio marito per ringraziarlo, perché senza il suo intervento il bimbo non avrebbe avuto chance.
Racconto questo, qui, perché i vicini potrebbero non essere da incubo se il mondo girasse per il verso giusto.
Perché nel palazzo in cui vivo siamo solo tre famiglie e il resto uffici e ieri sera eravamo solo noi su quella scala, gli altri erano già andati via.
E se non si fosse attivata questa meravigliosa macchina di vicinato, con mia figlia che sentiva, con mio marito che era nel posto giusto al momento giusto, avremmo un episodio di cronaca davvero terribile (anche perché la mamma nel panico non aveva ancora chiamato il 118).
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