Anni fa facevo da babysitter a diversi bambini della mia zona e mi sono ritrovata a lavorare per una famiglia di vicini di merda.

I due figli non avevano la più pallida idea di cosa fosse l’educazione (anche nei miei confronti, ma non si parla di questo) ma a sconvolgermi è stata la serie di cose che facevano perché “ci hanno detto di farlo mamma e papà”.

Dopo pranzo accendevano, ad un volume smisurato, la tv sulla parete che confinava con i vicini e andavano a giocare in altre parti della casa, disinteressandosene.

Sul balcone, dal lato che confinava con quello degli altri vicini, c’era un enorme mucchio di spazzatura accumulata da tempo in cui i bambini lanciavano di tutto e di più (anche gli escrementi del gatto di famiglia, per dire).
Gettavano gli avanzi di cibo nel giardino del vicino di sotto (una volta li ho bloccati mentre stavano svuotando il cestino dell’indifferenziata), correvano con pattini e monopattini per tutta casa ad orari impossibili, nonostante mi dimostrassi contenta di portarli al magnifico parco lì sotto, e se scendevano a giocare era per tirare pallonate contro il muro del condominio che confinava con il parco.

Mi sono sorbita una settimana di urla, insulti, calci e pugni ogni volta che provavo a fermarli o a porre rimedio a quello che facevano, sono anche dovuta intervenire quando (giustissimamente) qualche vicino ha chiamato la polizia che gentilmente mi ha informato che la responsabilità di quello che facevano e succedeva a quei due mostri era la mia.

Se tutto ciò non fosse abbastanza, sono stata allontanata (licenziata) dai genitori perché non mi potevo né dovevo permettere di insegnargli l’educazione e perché, a loro dire, pretendevo troppi soldi (5€ l’ora per tenere entrambi dalla mattina alle 8 fino a circa le 18, cucinando, pulendo, sistemando, seguendoli nei compiti, portandoli in piscina, dagli amici, a fare sport).

Se qualcuno si riconoscesse nel vicino di questi individui magari si ricorda anche di una povera ragazzetta esasperata e disperata che ci provava e ci ha provato, giuro.

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Luca

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