Brevi storie tristi. Sì, al plurale, perché la vecchiaccia e famiglia, con primo sole, si sono trasferiti in giardino.

Le buste in cui riporre la plastica ci vengono fornite dal Comune e sono trasparenti, così l’amabile e premurosa vicina scopre che sono un’amante dei detersivi alla lavanda.

Mi “placca” mentre sono fuori dal cancello a parlare con il corriere e mi fa sapere che lei è allergica quindi… devo smettere di comprarli.

Il corriere la guarda come se fosse matta e al mio: “Chi se ne frega?” se ne va borbottando e dandomi della maleducata insensibile.

La figlia, per chi non lo sapesse donna 50enne con figli e una nipotina piccola, decide di commentare ad alta voce i miei gerani ogni volta che sono in giardino. Sì, avete letto bene, critica i miei gerani perché di vari colori misti e secondo lei “fanno disordine”.

Pulendo il giardino mi accorgo che tavolo e sedie di plastica, sono parecchio rovinati e decido di cambiarli. Piccola parentesi, tavolo graffiato, a cui si è spezzato l’incastro di una gamba spostandolo e 4 sedie, rovinate dal sole e poco solide, nulla di recuperabile, almeno di non voler finire a terra al primo utilizzo.

Chiamo il Comune e mi organizzo per farli prelevare dalla nettezza urbana, ovviamente dovrò esporli fuori dal cancello nel giorno fissato con il codice ben in vista. Alla data e all’orario concordato li sistemo fuori e lì iniziano le frecciatine velenose dall’altro lato del muro, sull’avere le mani bucate, senza fare mai il mio nome.

Ovviamente nel pomeriggio mi sono fatta consegnare tavoli e sedie più belli, con loro sommo disappunto.

Ho un gatto (Serena) e per uno strano scherzo del destino è lo stesso nome della mia cagnolina, morta, ahimé, mesi prima. Tutta la famiglia è convintissima che io abbia un cane nascosto chissà dove e che all’occorrenza lo faccia uscire e abbaiare, per dispetto.

Ha chiamato guardie zoofile e vigili. Nessuno ha trovato il presunto cane, ma solo una malefica gatta rossa. Bene, mi è arrivata una lettera di un avvocato per disturbo della quiete pubblica.

È diventato viola e cercava di non ridere, mentre gli spiegavo che non ho un cane e che Serena è un gatto.

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Luca

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