Faccio un breve riassunto: tempo fa ebbi dei problemi con un vicino di casa che voleva bruciare la mia libreria con i manga perché pensava che avessi rovinato la figlia.

Per una serie di vicissitudini finì in carcere. Tempo dopo la figlia, che nel frattempo era fuggita e mi ha detto di essersi fatta una vita propria, mi avverte che sarebbe uscito prima per buona condotta.

Il fine settimana passato ho incontrato nuovamente il vicino.
Ero tornato a casa di pomeriggio e lo trovo sotto casa che prendeva la posta, lui mi vede e mi saluta, io ricambio e saliamo.

Ovviamente si ferma davanti casa mia e capisco che non potrò evitare una chiacchierata.
In sintesi mi dice di essere cambiato, che sta seguendo una terapia con lo psicologo e che pone le sue scuse, che accetto.

Successivamente chiede di poter entrare per, testuali parole, vedere la libreria che ha causato la rovina della sua famiglia. Il mio Quinto Senso e Mezzo grida avvertimenti e gli dico di no.

Lo sguardo nei suoi occhi cambia, fa un passo avanti ma si ferma, tira un respiro profondo e dice che questo lo fa per il mio bene, perché così può salvare la sua famiglia e aiutarmi con la mia problematica. Eh?

Insomma, non è cambiato per un piffero. Vi sintetizzo la discussione con lui che minaccia di parlarne al suo psicologo che ha contatti con la polizia.

Nel dubbio contatto mio padre e rinnovo il mio desiderio di non far entrare questa persona per nessun motivo in casa.

Piccolo extra, durante la discussione la vicina vegana si è palesata per ascoltare. Li non mi sono trattenuto e, appena ha cercato di schierarsi dalla parte del vicino, le ho detto che non erano fatti che la riguardavano, il suo intervento non era richiesto e che può limitarsi ad origliare dalla porta di casa sua.

Non mi dilungo su quello che ha detto lei.

Se tutto va bene un giorno avrò la mia libreria in un posto più sicuro, per il momento la devo lasciare lì.

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Luca

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