Estate 2018, caldo put**no e zanzare grosse come condor. Secondogenita di appena 3 mesi di vita che tentavamo di far addormentare relativamente presto per poterle dare dei ritmi più o meno regolari, quindi si usciva poco e comunque non fino a tardi.
Tutte le ca**o di sere, per 20 giorni di fila, ma non sempre alla stessa ora (fascia oraria dalle 21 alle 00, quindi imprevedibile) qualcuno si attaccava incessantemente al campanello risvegliando, tra le altre cose, anche la mia sete di vendetta.
Una sera, sfinito e quasi sconfitto, decido di attaccare col biadesivo una puntina da disegno sul pulsante del campanello (che per fortuna è poco illuminato).
Ore 22.45 di un giovedì sera rovente di un agosto qualsiasi, quell’ “ahiaaaaaaa” lo ricorderò come il suono più dolce e soddisfacente della mia vita. E il cerotto al dito della figlia dei dirimpettai (13enne sgraziata e casinara sulla quale ricadevano i nostri sospetti) come una visione appagante anche più di quella volta che ho visto la cappella Sistina.
Da quella sera il mio campanello è tornato alla sua precedente monotonia.
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