⁃ “Ciao cioè volevo dirti una cosa! Quand’è che scrivi qualche altro post sui vicini”?
Osservo sgomento e con un filo di terrore il mio vicino che mi parla. Oh cazzo. Ma stai leggendo i miei post? A quale post ti stai riferendo? Ne ho scritto proprio uno sul tuo gatto. Che figura di merda….
⁃ “Scusa a quale ti riferisci di preciso?” chiedo con voce titubante.
⁃ “Quello di Irina, la mia vicina che ballava la Lap Dance, che figa cioè, peccato che sia andata via cioè”.
Tiro un sospiro di sollievo: il post su Irina, la ballerina di lap dance, l’avevo effettivamente condiviso sul mio profilo personale di Facebook la scorsa estate, forse l’unico post pubblico sul genere “vicini di casa”
⁃ “Ahhh si Irina, bei tempi quelli, effettivamente è stata la miglior inquilina rispetto agli altri, hai ragione” recupero un’espressione sicura.
⁃ “Cioè mi ricordo quando venivano le sue amiche a trovarla il pomeriggio e le incrociavo sulle scale, cioè da star davvero male cioè… non ho parole”.
Mentre parlo con il mio vicino, evidentemente ancora eccitato dai ricordi di quando l’appartamento accanto al suo era frequentato da bellissime ragazze che non passavano inosservate, vedo una lucina arancione accendersi sul mio braccio.
Un fuoco fatuo?
Un’allucinazione?
No non ho assunto sostanze allucinogene tipo l’Ayahuasca nonostante la compagnia del momento mi spinga seriamente a farlo.
⁃ “Macheccazz….” e guardo subito istintivamente verso l’alto.
Un mozzicone di sigaretta mi aveva appena colpito il braccio appoggiandosi nella piega del giubbotto. Giusto quei 4, 5 secondi per poi cadere a terra senza lasciare alcun danno fortunatamente.
Mantengo la calma in quanto sono in presenza del mio vicino zen. Esprimo il mio dissenso con qualche piccola imprecazione di contorno.
Vabbè qualche…
Non riesco a capire da quale terrazzo sia stato lanciato il mozzicone.
Non ci sono segni di movimento e luci accese.
Non può essere il signor Fredericksen, nonostante abbia come ormai noto il dono dell’ubiquità in quel momento è fuori e ci sta puntando.
⁃ “Mi go visto chi xè stà”.(io ho visto chi è stato)… mi dice.
Per la prima volta sarebbe stato utile….
Ma ha degli occhiali con lenti grosse come fondi di bottiglia e sostiene di essere riuscito a vedere tutto… qualche dubbio in effetti mi sta sorgendo.
“Go visto tuto, i oci i xe ancora boni” (ho visto tutto, gli occhi sono ancora buoni).
“xe sta so marìo dea signora Cengio, queo col can gialo e queo picoletto” (È stato il marito della signora Cengio, quello con il cane giallo – vabbè è un Golden – e quello piccoletto).
Lo guardo e non capisco se mi sta prendendo allegramente per il culo o se la sua mente inizia a fare brutti scherzi.
⁃ “A parte che non sono il marito della signora Cengio, ma quello che sta descrivendo sarei io, come avrei fatto a lanciare su me stesso un mozzicone di sigaretta essendo contemporaneamente giù e su, in un appartamento che non è nemmeno il mio? È aggiungo, io non fumo nemmeno”.
Il sig. Fredericksen mi guarda e annuisce e categorico dice: “Si el xe stà lù” (Si è stato lui).
Non capisco in quale paradosso sia finito, forse in un universo parallelo. Forse finalmente ho compreso le teorie sullo spazio-tempo, il tempo non esiste, ed inizio ad avere dei dubbi sulla mia stessa identità. O forse il sig. Fredericksen è semplicemente un vecchio rintronato.
Torno a casa con il dubbio di chi abbia lanciato il mozzicone; trovo il mio vicino del piano di sopra che mi tiene aperto il portone.
Mi chiede se, per favore, il sabato possiamo far partire la lavatrice un po’ più tardi….
Non prima delle 11 perché la sera gioca e fa tardi….
Lo supercazzolo e gli do la buona notte…
Entro a casa e mi accorgo che il giubbotto è bucato …
Ho un nuovo nemico.
Lo cercherò come terminator cercò Sarah Connor….
#unavitaadepisodi
Se sei arrivato fino alla fine e non ti va di lasciare nessun commento, beh oggi è il mio compleanno 😉
**Storia pubblicata con l’autorizzazione del genio di Massimo Atzeni
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