Vivevo in un piccolo monolocale e alla sera lavoravo in un bar.
Una sera rientrai a casa insieme ad una ragazza che frequentavo. Erano le 3 di notte, il giorno dopo eravamo liberi e, insomma dai.
Sul più bello sentii: “Aiuto!”
Guardai la ragazza e le chiesi: “Hai sentito?”
E di nuovo: “Aiuto!”
Uscii dalla porta e tesi l’orecchio. Una signora anziana stava chiedendo aiuto. Feci la rampa di scale in mutande e maglietta con un ombrello in mano.
– Aiuto!
– Signora, sono il vicino !
– Sono caduta e non riesco ad accendere la luce!
La ragazza con cui stavo mi raggiunse con un portacenere in mano, vestita, e lì compresi che saremmo andati in bianco.
-Signora, sta bene? Devo entrare, ma devo dare un calcio alla porta.
-Aiuto! Non riesco ad alzarmi.
Insomma forzai un po’ la porta, cedette, accesi la luce e trovai la signora a terra.
Entrai, la aiutai ad alzarsi. Poi vidi sotto il tavolo una bottiglia di Averna a metà e una di Martini rosso vuota. Ecco perché era caduta, questa faceva più festa di me!
Comunque, presi il telefono e feci il numero del figlio scritto a caratteri cubitali vicino all’apparecchio.
“Pronto, mi chiamo M., sono il vicino di sua madre, sono dovuto entrare in casa sua perché chiedeva aiuto, è caduta , sta bene ed è cosciente”.
“Tutututututu”.
Il figlio si presentò alle 11 di mattina. Ecco dov’è l’infame della storia. La signora dormì nel suo letto con me su una sedia e la ragazza sul divano.
Dopo una settimana la signora mi fece avere un pacchettino con dentro due pattine, una a forma di omino e una a forma di donnina con le mie iniziali e quelle della ragazza. Fatte ad uncinetto.
Pensandoci, a volte mi chiedo se oggigiorno sarei stato denunciato per violazione di domicilio con scasso e penso che siamo in altri tempi. 20 anni fa ci si aiutava forse di più? Se si poteva ed era necessario, senza paura di farlo?
La ragazza non è diventata la mia ragazza, ma ci ricordiamo ancora e le pattine le abbiamo ancora.
Voi che fareste oggi in una situazione del genere?
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