Feci un grosso errore. Quando tornai a casa le ragazze mi chiesero di Cleto e il mio “ha attraversato il ponte dell’arcobaleno” non bastò. Piansero e si disperarono anche perchè volevano un vero e proprio funerale e seppellire il gatto in giardino. Non ebbi il coraggio di dire che non c’era alcun corpo. Presi una vecchia scatola di legno (di quelle usate per le bottiglie di vino), la riempii con un paio di sassi e uno straccio, stampai una foto del gatto, la misi nella scatola, e la chiusi con il suo gancetto.
Mi recai in un angolo in fondo al giardino e scavai una piccola buca, di pochi centimetri, sufficiente per accogliere la scatola. Arrivarono poi le ragazze con la moglie e… niente… ci fu il funerale. Misi la scatola nella buca, e la ricoprii con un po’ di terra. Le ragazze portarono fiori, fecero una croce in legno e misero dei sassi colorati da loro, con la scritta: “Anacleto”. Fu una scena commovente sul serio.
Passò qualche settimana, quando un giorno la vicina, con la sua solita acidità venne a suonare da me. Ero in soggiorno con le ragazze e la moglie quando aprii la porta. Subito cominciò a lamentarsi che il mio gatto era entrato da lei e le aveva rotto i fiori, aveva scavato nei vasi, fatto i suoi bisogni, tirato fuori la terra e sporcato il portico.
Queste cose non le aveva fatte neanche da vivo…. figuriamoci ora! Le ragazze rimasero a bocca aperta ed io dissi alla vicina: “non è possibile: il nostro gatto è morto da 2 settimane”. Lei mi disse qualcosa tipo: “non dire stupidaggini, l’ho visto e l’ho riconosciuto. Trova una scusa migliore che non sono scema!”
“Senti, ti sembro uno che ha voglia di scherzare? Ti sto dicendo che è morto da 2 settimane e già da diversi mesi non si muoveva quasi più” Le dissi.
Ero piuttosto incazzato perchè la vicina non perdeva occasione per rompere le balle e questa era evidentemente una cosa impossibile”. A quel punto intervenne la figlia maggiore che disse alla vicina: “si, è morto, gli abbiamo fatto il funerale, c’è la tomba in giardino”. La piccola scoppiò a piangere per l’assurdità della cosa.
La vicina sussultò perché non aveva creduto a me, ma era evidente che aveva creduto a mia figlia (anzi ad entrabe). In quel momento, scattò il bastardo che è dentro me. Dissi alla vicina di seguirmi, le avrei mostrato la tomba del gatto, sapevo cosa avrei fatto!
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