Sono circa le 18, sono seduto vicino al mare sulla piattaforma che costeggia la piccola baia sotto casa.
La brezza pomeridiana è completamente calata e fa caldo nonostante il sole non sia più alto in cielo.
Il frinire delle cicale si fonde in un’insolita armonia con le risate dei ragazzini.
Ci sono praticamente tutti i vicini intenti nelle proprie faccende, chi ozia prendendo il sole, chi fa il bagno, chi lava la barca con la spugnetta per i piatti.
Goran sta cucendo le reti da pesca, è uscito anche stamattina, come suo solito con la sua barchetta bianca e azzurra e come al solito non ha preso nulla.
Sarà per questo che è sempre incazzato.
È piegato su se stesso e dal pantalone escono a far capolino le sue bianche chiappe.
Mi stanno perseguitando e non so che tipo di presagio sia, ma sicuramente non di buon auspicio.
Renato, suo figlio, un uomo di un’età indefinita che porta i lunghi capelli raccolti in uno chignon, sta rientrando con la sua barchetta lunga 2 metri spinta da un motore incredibilmente grande per quel tipo di imbarcazione.
Lui non si siede mai perché la barchetta rischierebbe di imbarcare acqua o di ribaltarsi; perciò attraversa il mare, in piedi, dritto in equilibrio tenendo con la mano destra l’acceleratore del motore e sguardo fisso in avanti. Mi ricorda Goku sulla sua nuvola.
Janko sta manovrando la gru per mettere in acqua un piccolo motoscafo di una famiglia polacca. Ha appena finito di infilare l’imbracatura sotto la chiglia della barca, sollevarla dal carrello, e calarla in mare l’acqua col filo comando.
Una coppietta di ragazzi ungheresi seduti lungo il molo si sta baciando appassionatamente. Lui, incurante della gente, le alza il lembo del costume e infila una mano sotto; lei lo blocca, sorride, e continua a baciarlo.
Una moltitudine di bambini si sta tuffando dalla banchina risalendo di volta in volta dalle scalette bianche appena verniciate.
Una moltitudine di madri urla ai propri figli: “Polako!” (Piano piano), “Bravoooo!” (Come in italiano)
Le donne dalmate hanno- almeno per la maggior parte – un timbro vocale molto basso, e una capacità innata di superare volumi altissimi da far invidia alle scimmie urlatrici del Costa Rica.
Io guardo i miei figli giocare e fare i tuffi mentre ascolto un po’ di musica; in cuffia c’è “Learn to fly” dei Foo Fighters.
Sembra un giorno come tanti, almeno i giorni che sono solito trascorrere quando sono qui.
La quiete prima della tempesta.
La tranquillità del momento viene interrotta da una barca che arriva ad alta velocità all’interno della baia sfiorando pericolosamente alcuni bagnanti.
Quando ci si avvicina alla costa in zona balneabile, il limite di velocità è 2/3 nodi ossia il classico passo d’uomo.
Andare a passo d’uomo in acqua…. questo mi fa pensare subito come sia effettivamente complicato perché a parte rari casi come un certo Gesù di Nazareth e Jim Carrey nel film “Una settimana da Dio” ne ricordo ben pochi che siano andati a passo d’uomo sulle acque.
La barca arriva velocissima e compie un paio di virate veloci incurante di qualsiasi regola di civiltà e buon senso.
È Ivane, un tizio di Spalato, un bullo come tanti che vuole impressionare la sua ragazza, una donna molto appariscente che assomiglia vagamente a Ilona Staller.
Appena Ivane entra in baia e rallenta per approdare il mondo sembra paralizzarsi, le cicale smettono di frinire, i bambini si ammutoliscono e sembra che tutti siano in armonia.
Precisamente sono tutti armonicamente d’accordo nell’insultarlo.
“Budala, Govno” (credo corrispondano ai nostri coglione e stronzo) – seguono tante parole incomprensibili in croato….
“Asshole, idiot, minchione, testa de casso, bâtard” sono solo alcune delle ingiurie che sono riuscito a comprendere nelle lingue variegate che ci sono qui.
Tutto il mondo in quell’istante sta insultando Ivane.
Lui impassibile, anzi, fa un gesto, un applauso fatto a se stesso seguito da un inchino.
Ma le offese continuano.
Arrivano tutti Goran, Renato Janko…
Il bullo deve a questo punto dimostrare la sua forza e se la prende con Rozmarin, il pescatore silenzioso seduto su una sedia di plastica verde sotto una pergola di vite.
Comincia a offenderlo e lo minaccia con un bastone, mi sembra un mezzomarinaro per prendere le cime.
Rozmarin il pescatore silenzioso e imperturbabile, prende il fucile da pesca subacquea, lo carica e lo punta verso il bullo che nel frattempo si è avvicinato minaccioso sulla banchina con l’intento di scendere per malmenarlo.
Ivane non arretra, Rozmarin nell’altra mano impugna ora la pistola lanciarazzi che si usa per segnalare le emergenze in mare…
Gli fa cenno di scegliere…. il bullo saggiamente si ferma e rientra nella sua barchetta. Non ho capito cosa si siano detti. Parlavano in croato e in modo concitato.
Non riesco nemmeno a finire di pensare: “Dai cazzo, fai qualcosa, spar….”
Dalla parte opposta della baia un rumore assordante metallico un fischio…..
Il cavo metallico della gru per le imbarcazioni sta fumando.
Janko ha dimenticato di disattivare il pulsante di sollevamento.
L’argano stride, il suono è penetrante, acuto, stridente.
Il cavo d’acciaio si spezza.
La croce d’acciaio che serve per fissare le imbracature per sollevare le imbarcazioni si sgancia e cade da 5 metri d’altezza.
Rimbalza sul molo e cade in mare sfiorando tre persone….
Si stava concretizzando una tragedia che per fortuna non ha causato gravi conseguenze.
Janko è pietrificato.
Ivane nel frattempo si allontana ed esce dalla baia approfittando del momento concitato.
Infilo nuovamente gli auricolari e Spotify mi propone “My Friends” dei Red Hot Chili Peppers”.
Sono felice che nessuno si sia ferito con la gru e allo stesso tempo un’insana curiosità mi assale: “Cosa sarebbe successo se il placido pescatore avesse sparato?”.
Dexter ha solo da imparare…almeno per quel che riguarda l’intenzione.
#unavitaadepisodi
Sono circa le 18, sono seduto vicino al mare sulla piattaforma che costeggia la piccola baia sotto casa.
La brezza pomeridiana è completamente calata e fa caldo nonostante il sole non sia più alto in cielo.
Il frinire delle cicale si fonde in un’insolita armonia con le risate dei ragazzini.
Ci sono praticamente tutti i vicini intenti nelle proprie faccende, chi ozia prendendo il sole, chi fa il bagno, chi lava la barca con la spugnetta per i piatti.
Goran sta cucendo le reti da pesca, è uscito anche stamattina, come suo solito con la sua barchetta bianca e azzurra e come al solito non ha preso nulla.
Sarà per questo che è sempre incazzato.
È piegato su se stesso e dal pantalone escono a far capolino le sue bianche chiappe.
Mi stanno perseguitando e non so che tipo di presagio sia, ma sicuramente non di buon auspicio.
Renato, suo figlio, un uomo di un’età indefinita che porta i lunghi capelli raccolti in uno chignon, sta rientrando con la sua barchetta lunga 2 metri spinta da un motore incredibilmente grande per quel tipo di imbarcazione.
Lui non si siede mai perché la barchetta rischierebbe di imbarcare acqua o di ribaltarsi; perciò attraversa il mare, in piedi, dritto in equilibrio tenendo con la mano destra l’acceleratore del motore e sguardo fisso in avanti. Mi ricorda Goku sulla sua nuvola.
Janko sta manovrando la gru per mettere in acqua un piccolo motoscafo di una famiglia polacca. Ha appena finito di infilare l’imbracatura sotto la chiglia della barca, sollevarla dal carrello, e calarla in mare l’acqua col filo comando.
Una coppietta di ragazzi ungheresi seduti lungo il molo si sta baciando appassionatamente. Lui, incurante della gente, le alza il lembo del costume e infila una mano sotto; lei lo blocca, sorride, e continua a baciarlo.
Una moltitudine di bambini si sta tuffando dalla banchina risalendo di volta in volta dalle scalette bianche appena verniciate.
Una moltitudine di madri urla ai propri figli: “Polako!” (Piano piano), “Bravoooo!” (Come in italiano)
Le donne dalmate hanno- almeno per la maggior parte – un timbro vocale molto basso, e una capacità innata di superare volumi altissimi da far invidia alle scimmie urlatrici del Costa Rica.
Io guardo i miei figli giocare e fare i tuffi mentre ascolto un po’ di musica; in cuffia c’è “Learn to fly” dei Foo Fighters.
Sembra un giorno come tanti, almeno i giorni che sono solito trascorrere quando sono qui.
La quiete prima della tempesta.
La tranquillità del momento viene interrotta da una barca che arriva ad alta velocità all’interno della baia sfiorando pericolosamente alcuni bagnanti.
Quando ci si avvicina alla costa in zona balneabile, il limite di velocità è 2/3 nodi ossia il classico passo d’uomo.
Andare a passo d’uomo in acqua…. questo mi fa pensare subito come sia effettivamente complicato perché a parte rari casi come un certo Gesù di Nazareth e Jim Carrey nel film “Una settimana da Dio” ne ricordo ben pochi che siano andati a passo d’uomo sulle acque.
La barca arriva velocissima e compie un paio di virate veloci incurante di qualsiasi regola di civiltà e buon senso.
È Ivane, un tizio di Spalato, un bullo come tanti che vuole impressionare la sua ragazza, una donna molto appariscente che assomiglia vagamente a Ilona Staller.
Appena Ivane entra in baia e rallenta per approdare il mondo sembra paralizzarsi, le cicale smettono di frinire, i bambini si ammutoliscono e sembra che tutti siano in armonia.
Precisamente sono tutti armonicamente d’accordo nell’insultarlo.
“Budala, Govno” (credo corrispondano ai nostri coglione e stronzo) – seguono tante parole incomprensibili in croato….
“Asshole, idiot, minchione, testa de casso, bâtard” sono solo alcune delle ingiurie che sono riuscito a comprendere nelle lingue variegate che ci sono qui.
Tutto il mondo in quell’istante sta insultando Ivane.
Lui impassibile, anzi, fa un gesto, un applauso fatto a se stesso seguito da un inchino.
Ma le offese continuano.
Arrivano tutti Goran, Renato Janko…
Il bullo deve a questo punto dimostrare la sua forza e se la prende con Rozmarin, il pescatore silenzioso seduto su una sedia di plastica verde sotto una pergola di vite.
Comincia a offenderlo e lo minaccia con un bastone, mi sembra un mezzomarinaro per prendere le cime.
Rozmarin il pescatore silenzioso e imperturbabile, prende il fucile da pesca subacquea, lo carica e lo punta verso il bullo che nel frattempo si è avvicinato minaccioso sulla banchina con l’intento di scendere per malmenarlo.
Ivane non arretra, Rozmarin nell’altra mano impugna ora la pistola lanciarazzi che si usa per segnalare le emergenze in mare…
Gli fa cenno di scegliere…. il bullo saggiamente si ferma e rientra nella sua barchetta. Non ho capito cosa si siano detti. Parlavano in croato e in modo concitato.
Non riesco nemmeno a finire di pensare: “Dai cazzo, fai qualcosa, spar….”
Dalla parte opposta della baia un rumore assordante metallico un fischio…..
Il cavo metallico della gru per le imbarcazioni sta fumando.
Janko ha dimenticato di disattivare il pulsante di sollevamento.
L’argano stride, il suono è penetrante, acuto, stridente.
Il cavo d’acciaio si spezza.
La croce d’acciaio che serve per fissare le imbracature per sollevare le imbarcazioni si sgancia e cade da 5 metri d’altezza.
Rimbalza sul molo e cade in mare sfiorando tre persone….
Si stava concretizzando una tragedia che per fortuna non ha causato gravi conseguenze.
Janko è pietrificato.
Ivane nel frattempo si allontana ed esce dalla baia approfittando del momento concitato.
Infilo nuovamente gli auricolari e Spotify mi propone “My Friends” dei Red Hot Chili Peppers”.
Sono felice che nessuno si sia ferito con la gru e allo stesso tempo un’insana curiosità mi assale: “Cosa sarebbe successo se il placido pescatore avesse sparato?”.
Dexter ha solo da imparare…almeno per quel che riguarda l’intenzione.
#unavitaadepisodi
**Storia pubblicata con l’autorizzazione del genio di Massimo Atzeni
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