Storie dal vicinato

Il povero pappagallo e il ristoratore pazzo

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Dall’altra parte della strada c’è un ristorante gestito da uno strano figuro anche dall’aspetto stravagante.

Si parte già dal fatto che d’estate fa un angolo vip con i suoi amici/clienti numeri uno nello spiazzo che sta sopra da me, che non appartiene al ristorante, che sta letteralmente dall’altro lato della strada e che non ha tavoli all’aperto.

Stanno lì e fanno caciara tutto il pomeriggio con ‘sto tavolino abusivo. Altro fatto: appena trasferita i primi tempi stavo anche con mia madre, che un giorno viene fermata da questo figuro a chiacchierare e si fa venir fuori che siamo lì sole. Lui inizia a parlare di cose strane: “Sai io aiuto molte donne sole, sai infatti ci sta questa, ci sta quest’altra, faccio praticamente beneficienza sai. Anche economicamente”.

Roba che solo lui sa cosa vuol dire, perché io non voglio neanche mettermi a interpretare. Infatti spesso lo vedo accompagnarsi con queste donne, soprattutto una, visibilmente tossicodipendenti.

Un giorno succede che un pappagallino di quelli che hanno infestato la mia città prende una tranvata e cade nel sottoscala/pianerottolo di casa, un seminterrato, quindi sono delle scale che vanno sotto il livello della strada.

Essendo stata volontaria di un CRAS, so che non accettano solitamente pappagallini e so anche più o meno come comportarmi: il trauma cranico si risolve da solo (dunque sarebbe tornato presto a volare). I genitori del pappagallino sanno dove si trovava e vengono a dargli da mangiare lì sul posto.

Avendo visto cosa sta succedendo, il ristoratore di cui sopra inizia a sbraitare, non si capisce neanche cosa voglia e mia madre, per qualche motivo indotto dal panico, gli apre il cancelletto.

Inizia a lanciare delle urla che si sentono per tutto il quartiere, che lui è un esperto perché ha svezzato dei gabbiani, che lui ci chiama la polizia perché stiamo uccidendo della fauna selvatica: “Io vi denuncio, mostri”.

Secondo lui il pappagallo andava lanciato da un terrazzo per permettergli di riprendere il volo (cosa vera solo per i rondoni e per le rondini che hanno problemi con lo spiccare il volo da terra, giuro che i piccoli di pappagallo volano senza dover cadere da chissà quale altezza).

Essendo entrato scavalca mia madre e prova a prendersi il pappagallo in malo modo, che cade a terra, non ha equilibrio e sbatte sul muro.

È veramente una scena fin troppo stressante per una persona, pensa per un animale selvatico. Mia madre lo prende e prova a proteggerlo da quest uomo sia alto che largo che le mette praticamente le mani addosso urlando con delle urla che sembrano provenire dall’inferno. Dato che urla a tutti che ci avrebbe denunciati mia madre si trova paralizzata e si sente costretta ad assecondarlo e la vedo andare via, verso la casa della signora tossica.

Quindi nonostante io sia letteralmente stata una volontaria in un CRAS, mia madre viene accompagnata via da queste due persone, mentre mi guarda con occhi sgranati e terrificati. L’intento è portare il pappagallo sul terrazzo e “farlo volare” da lì.

Rimango sola, provo a chiamare mia madre, ma il telefono è qui a casa.

Passano 30 minuti e sto per chiamare la polizia, quando vedo mamma tornare accelerando il passo mentre viene seguita dai due figuri, lui sta ancora urlando ma più piano ed è totalmente rosso in faccia come una bestia sudata. Non ricordo manco che altro voglia, ma a quel punto urlo io con tutto il fiato che ho in corpo che deve lasciarci in pace e che sono io che chiamo la polizia (sono stata senza voce per giorni).

Quello che era successo è che mia madre era riuscita a non farsi portate a casa della tipa per via di un passante che è intervenuto e li ha portati dove doveva stare il nido del pappagallo.

Sono riusciti a metterlo su quest’albero, non so come né con l’aiuto di chi, ma ovviamente dato il danno che aveva (appurato con una visita dal veterinario) il pappagallo aveva provato a volare, non ci era riuscito, si era spiaccicato per terra, era passa un gatto e se lo era portato via.

Nei giorni e mesi successivi questo tizio ha provato ad approcciarmi e parlarmi e sono sempre andata via di corsa senza rivolgergli la parola, lo sopporto ancora con il suo tavolino abusivo, nella settimana seguente mi ha anche palesemente seguita per provare a parlarmi e giorno dopo giorno vorrei avere la forza fisica per riempirlo di botte per il giorno in cui ha praticamente rapito mia madre.

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Luca

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