L'erba del vicino non è sempre più verde

Storie dal vicinato

Il ritorno in Italia

E credete che la famiglia a lato, quella che aveva ridotto il giardino a un cumulo di pattume perché lui “svuota le cantine”, avesse fatto in due anni più ordine nelle sue cose? Assolutamente no. Ma la figlia di otto anni si divertiva a prendere a calci delle tavole o dei mobili vecchi e farlo il pomeriggio, mentre si annoiava in quel giardino-latrina. Povera lei, ok. Ma povero anche me che con la febbre quasi a trentanove avevo la nausea e il mal di testa.

Chiaramente arrivato il 3 Dicembre ho visto le case già “farcite” di lucine lampeggianti talmente tanto forti che dentro la nostra camera da letto sembrava una discoteca. Secondo voi, il vicino ha pensato bene di moderarsi? No. E poiché della cosa si è anche lamentata una mamma con la quale l’addobbatrice ridondante era in lite, la tizia ha pure pensato bene di aggiungere altro: la musichetta continua di un carillon. Mio suocero, educatamente, le ha chiesto di spegnere l’apparato osceno almeno durante la notte.

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La risposta fine è stata un ghignato “col cazzo”. La notte solo la musichetta finiva e regolarmente dopo mezzanotte (abbondante).

Eppure forse, dico forse, la punta di umanità migliore raggiunta dal vicinato durante la mia malattia è stato il chiedermi distanza dalle loro case, all’aperto, quando passavo. Ero ormai negativo ovviamente, iniziavo a uscire e ho avuto la tosse per altre quattro settimane. Eppure più di qualche simpatica vicina, vedendomi in giardino, mi ha intimato di tornarmene dentro perché disturbavo tossendo (aridaje) ma soprattutto “spandevo virus”. Negativo. All’aperto.
A 200 metri dagli altri.

In modo particolare, una tizia si permise di dire che non dovevo starle vicino quando “vicino” era con lei al secondo piano.
E quando ho fatto presente l’assurdità della pretesa, la signora mi ha pure detto che quella verso il giardino era la camera del suo bambino, quindi mi avrebbe considerato responsabile se il pupo avesse preso il Covid.

Che ha preso, cinque o sei giorni dopo. Visto che, come altre persone, lei aveva ben pensato di buttare il figlio nel mucchio degli altri bambini a giocare tranquillamente (alcuni dei quali si sono ammalati a scuola o in palestra e hanno appestato le famiglie proprio a Natale).
Per concludere.

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Sì, ci sono cose allucinanti che sembrano balle ma sono vere, purtroppo. La cosa che mi ha fatto più impressione è stato il fatto che in Italia la gente mi guardava con orrore e scappava, quasi insultandomi, a ogni colpo di tosse. In Scozia (dove poi ho tossito altre due settimane abbondanti) la gente si avvicinava per chiedermi se stessi bene.

Faccio anche presente che quando sono tornato indietro, dopo un mese e mezzo trascorso in Italia e praticamente chiuso in casa, controllandomi il passaporto, mi è stato pure detto “bentornato a casa”. Inutile dire che per me è stato proprio così.

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