Questa serie di racconti rischia di diventare più lunga di una Soap Opera e il prossimo argomento sarà appunto frivolo come una telenovela venezuelana.

Cosa c’è di peggio di un vicino, già di suo, molto rumoroso? Il suo coinquilinoio

saltuario!

In questo caso il suo Toy Boy.

La mia vicina di casa è una piacente donna in carriera sui 45 anni.

Bella presenza per l’appunto, sempre su tacchi vertiginosi, vestiti sempre alla moda e un campionario di profumi da far invidia a Sephora.

È madre di Chiara e Gino “i due fratelli del male” dei quali avevo fatto un piccolo accenno in uno dei capitoli precedenti:

Chiara, ragazzina adolescente e il fratello imprecante che ho deciso di battezzare “Gino, nome rassicurante, ma che richiama un po’ le radici etimologiche della parola “ginecologia”, materia a lui, sembrerebbe, alquanto cara e apprezzata; soprattutto quando deve brevettare una nuova imprecazione”.(Tratto da post precedenti).

Toy Boy, che d’ora in poi chiamerò Toby per comodità, era un bel ragazzetto, di circa una ventina d’anni più giovane della mia vicina la quale, dopo un annetto dal divorzio, era tornata prepotentemente in pista.

Toby si è sentito sin da subito a proprio agio nel nuovo appartamento, e pur non risiedendovi si è atteggiato da… da…. da “cazzo di vicino” certificato doc.

Toby parcheggiava la sua auto sempre di fronte al mio garage lasciandomi un paio di metri di spazio di manovra. Puntualmente suonavo il campanello per chiedergli di spostarla, lui scendeva e mi diceva frasi del tipo:

“cioè pensavo, cioè, che ci passassi, ma non riesci a fare manovra?cioè non so se mi sono spiegato.. ci ciè sai guidare cioè?”.

Seguivano silenzi e sguardi da film spaghetti western.

Toby voleva trasformare la nuova alcova amorosa a propria immagine e somiglianza: glamour e moderna.

La mia vicina per accontentare il suo Toby ha dato il via alla parziale ristrutturazione di casa.

Pavimenti, porte, giardino, cucina, elementi di domotica… tutti i lavori effettuati rigorosamente di sera, fino a tardi, a volte anche dopo la mezzanotte.

Probabilmente avevano assunto una squadra di vampiri di Volterra per eseguire i lavori, oppure grattare via le piastrelle della cucina dal muro deve avere qualcosa di romantico che io ignoro.

Toby prendeva l’ascensore per un solo piano, precisamente per salire dall’interrato al piano terra….ma il vero problema è che Toby emetteva peti in quel tratto.

Era la sua panic room personale dei peti.

In realtà emetteva peti un po’ ovunque, a volte in giardino mentre prendeva il sole ridendo da solo per il rumore delle deflagrazioni che sentivo fino al primo piano.

Toby ascoltava musica,

dance anni ‘90, trap e talvolta Gatto Panceri (!? Cosa!?) a volume altissimo.

Toby era una specie di fruttariano e si lamentava, a voce alta per farsi sentire, dell’odore proveniente dal barbecue del vicino Dominic Torello che come già spiegato nei capitoli precedenti ha bisogno di nutrirsi spesso e tanto.

Toby si trasformava in vicino molesto soprattutto nei weekend, ma piano piano ho realizzato che Toby veniva sempre il mercoledì, giorno in cui i figli del male dormivano dal padre.

Anche la mia vicina veniva il mercoledì.

Entrambi insomma venivano il mercoledì.

Tanto che avevo ribattezzato il giorno col nome di “tromboledì”.

Era diventato un appuntamento costante, un rito, una festività.

Così come ti aspetti il Natale il 25 dicembre, il Primo Maggio, cosa ne so, Beautiful su Canale 5 dopo pranzo, il teomboledì era diventato un evento fisso che scandiva il passare del tempo, delle settimane, degli appuntamenti.

Il tromboledì sera sapevo che dovevo portare fuori il secco per esempio.

Il mercoledì, una volta, alle 23:00 si guardavano i gol del “mercoledì di coppa”: alle 23:00 del mercoledì invece c’erano altri cori da ascoltare, altri colpi da applaudire.

Non ricordo quanti tromboledì siano trascorsi, ma un giorno Toby se ne andò via col suo trolley in cavallino bianco d nero e non tornò più….

Non so cosa sia accaduto tra di loro, so solamente che il tromboledì è tornato ad essere un normale e noioso mercoledì.

#unavitaadespisodi

**Storia pubblicata con l’autorizzazione del genio di Massimo Atzeni 

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