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Il vicino invadente

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Dopo la riunione condominiale durante la quale Dexter ha rivelato a tutti la propria natura di serial killer, come scrivevo nel post precedente, si è presentato alla mia porta il vicino del piano di sopra, con una banale scusa, per avere notizie sul vecchio proprietario che gli avrebbe venduto casa.

Premetto che parto sempre un pochino prevenuto quando lo incontro perché in quelle rare occasioni in cui ci incrociamo esordisce con: “scusa posso chiederti una cosa?” ed in realtà non mi deve chiedere nulla, ma è solito attaccare dei “pipponi” improbabili sulla sua vita da gamer e da appassionato di tecnologia. Inoltre, piazza sempre la battutina a sfondo sessuale ricordandomi ogni due per tre l’aneddoto di quando ha suonato alla vicina che gli vive a fianco portandole un preventivo spesa perché entrambi costruissero una paretina in cartongesso con all’interno materiale insonorizzante nel muro confinante.

I rumori che voleva insonorizzare erano ovviamente i gemiti delle ragazze che ospitava a casa sua (definita da lui stesso in ennemila occasioni porto di mare) e quelli della vicina, così da togliersi reciprocamente dall’imbarazzo. Ma alla fine avrebbero concordato che a nessuno dei due davano fastidio i gemiti di gioia e che quindi avrebbero risparmiato la spesa.

E poi che dire della questione dei sexy pacchi Amazon, ma ho già descritto i due aneddoti nei precedenti post.

Ascoltando il monologo di cui non ricordo il contenuto, intrattengo il mio vicino con una mano sulla maniglia della porta d’ingresso e l’altra appoggiata allo stipite della porta stessa esprimendo un chiaro disincentivo ad entrare.

Ad un certo punto mi chiede: “Scusa, ma secondo te la mia vicina del piano di sopra ha ancora il moroso?” nel frattempo saliva dalle scale l’attuale compagna e convivente del vicino e si ferma anche lei.

“Non lo so, mi pare di si, vedo spesso il tizio con cui si vede entrare qui” ho già capito dove voleva arrivare, ormai è prevedibile.

“No perché, è un po’ che non la sento…” e mentre lo dice fa uno di quei gesti di intesa tra uomini e strizza l’occhio alla sua morosa.

“Boh, magari è afona o avrà cambiato orari, sai lavorando da casa…..”.

“A proposito, ma tu dov’è che hai la camera da letto?”

“In quella parte di casa” e indico dietro di me senza voltarmi e portando l’indice destro sopra la spalla sinistra…. “Perché?” Lo fisso con sguardo un po’ spaesato, non comprendo subito il senso della domanda.

“No…per capire se per caso ogni tanto diamo fastidio, sai….” – di nuovo quei gesti di intesa – “può capitare che a notte fonda….”

“In realtà sento solo i bassi del subwoofer di quando giochi….quello si, ma nulla di che per il resto non sento nulla” in realtà è capitato di sentirlo qualche volta o meglio si sentire la sua ragazza, ma che senso aveva dirglielo e poi lo avrei compiaciuto, l’ultimo mio desiderio in quel momento.

“Ah comunque… ecco hai la camera di là, perché non sento nemmeno te in quei momenti…. Mi stavo preoccupando…” risatina, gomitino, gesti di intesa strizzatine d’occhio.

Ho anche pensato che tutti quei gesti fossero dettati da qualche problema di tipo nervoso e invece no, è proprio così. Diciamo che ad invadenza il vicino, con il quale non ho mai bevuto nemmeno un caffè insieme, è un professionista.

Non so come interrompere la conversazione senza turbare gli equilibri condominiali, ma, di contro, non voglio mettermi a far battute a sfondo sessuale ponendomi al suo livello: e lì ho l’illuminazione.

Prendo dal mobile in ingresso una mascherina. Una mascherina che mi aveva fatto qualche giorno prima mia moglie. Una mascherina nera ricamata con la scritta bianca “Sai chi ti saluta?”

“Ah che sbadato, mi devi proprio scusare. Aspetta che indosso la mascherina per correttezza nei tuoi confronti visto che tu la stai indossando” infilo gli elastici dietro le orecchie e attendo che legga……

“Sai chi ….tiiii…. salta… salita….saluta” cazzo no, anche con problemi di lettura,,,

“Ah sai chi ti saluta. Sai chi ti saluta? Cosa vuol dire?” no non ci credo…non lo sa?

“Guarda che ti saluta tantissimo eh” – aggiungo, non credendoci che non capisse la battuta che tanto battuta non voleva essere in quel momento.

Non essere riuscito a stocazzarlo era pari a essere stato io stesso stocazzato? Forse si.

Ho perso quasi ogni speranza quando interviene la sua morosa e dice:

“Ah sto cazzo!!! Ah ah” e ridono, gomitatine, strizzatine d’occhio“Ah allora non ci dobbiamo preoccupare..”….

Interpretano il mio gesto come un’allusione sessuale, comequalcosa che stesse assecondando i loro discorsi, avevo dimenticato che ormai eravamo diventati intimi dopo che mi ha svelato il contenuto del pacco vibrante.

In ogni caso avevo trovato diversivo alternativo al fingermi morto per allontanarli definitivamente.

Mentre li salutiamo io e sto cazzo, sento lo spioncino della mia dirimpettaia chiudersi.

Il Mossad è sempre al corrente di tutto.

#unavitaadepisodi

**Storia pubblicata con l’autorizzazione del genio di Massimo Atzeni 

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