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Jean Paul e le telefonate erotiche

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Avrei voluto scrivere qualcosa sul mio vicino Dexter, il serial killer, che ha compiuto un fatto degno de “La finestra di fronte”.

Ma questo sarà argomento di uno dei prossimi post perché devo dare precedenza ad un altro fatto.

L’altra mattina ero a casa, in “smart working”, seduto davanti al computer. In casa regnava il silenzio: solo il clic dei tasti che affondano nel portatile.

Non ci rendiamo conto di quanto sottili possano essere le pareti delle nostre case finché non sperimentiamo i silenzi di quelle mattine, quando sono tutti fuori.

Tutti, esclusi me e Jean Paul.

⁃ JP: “Ciao!!! Come steto?” (Ciao, come stai?)

Sento distintamente la voce di Jean Paul provenire da dietro la parete della mia cucina, come se fosse quasi li con me.

Jean Paul è un signore in pensione, divorziato da molti anni, un vero e proprio viveur, amante delle balere e dei bottiglioni di vino in plastica.

Principalmente lo sento bestemmiare, non che bestemmi tanto in realtà.

Impreca a voce alta solo mentre guarda le partite in TV, mentre parla con suo figlio al telefono, mentre apre la porta di casa e non centra subito la toppa con la chiave, oppure uscendo perché ha dimenticato qualcosa…..poi quando le usa al posto delle congiunzioni e nell’esclamazioni in genere, se c’è l’ascensore occupato, se gli squilla il telefono…. e poi, boh, in qualche altro rarissimo caso..

Ma quella mattina non ho potuto fare a meno di sentire la sua voce pronunciare parole diverse dai soliti “quattro porchi”:

-JP: “Si tuto ben e ti?” (Si tutto bene e tu?

-JP: “@&&¥£iale certo si!” (Esclamazione rafforzativa divinità-animale, certo si)

Ovviamente non si sente la voce al di là del telefono.

Finché:

⁃ JP: “Ecco si te vedo”

⁃ Lei: “Eccomi”….

⁃ JP: “Mama mia! Ih ih ih ih ih!

Credo abbiano avviato una videochiamata. Cose da COVID insomma.

Proseguo nel battere i tasti sulla tastiera, anche infastidito da quel gridare, dalla voce metallica di lei in lontananza è da quella risata “ih ih ih ih ih” che è penetrante.

Sono distratto, finché i toni della conversazione si fanno piccanti.

⁃ JP: “Si me piase te sì ‘na bea femena!” (Si mi piace, sei una bella donna)….

⁃ Lei: “Dei femo un zugo” (Dai facciamo un gioco!)

A “dei femo un zugo” ho avuto una premonizione maliziosa, un’epifania alla Joyce, ma vuoi che…?

Eh si…. da lì a poco sentirò:

⁃ JP:”Cavate le mudande… braaava… D@& jj@&&& (togliti le mutande…. brava… esclamazione rafforzativa)

Un invito che mi riporta subito al passato in un’atmosfera fantozziana quando Il ragioniere più famoso d’Italia esclama eccitato: “ togliti le mutande, togliti le mutande!“

In quello stesso istante, sul mio Po, arriva una chiamata di lavoro via Skype. E purtroppo vista l’urgenza della chiamata perdo tutta la parte clou e finale della conversazione!

Tuttavia credo di aver inteso che Jean Paul sia rimasto ampiamente soddisfatto visto che al momento dei saluti che sono riuscito a sentire in extremis le ha detto:

“La prosima volta, finiìe le restrissiòn te me fé vèdare la mona dal vivo ih ih ih ih ih “

(La prossima volta, finite le restrizioni covid, me la farai vedere ih ih ih ih ih)

Ah l’amore ed il romanticismo ai tempi del COVID.

Il mio Spotify cerebrale si sintonizza su “Reality” ed è subito tempo delle mele, o pere che fossero che presumo gli abbia fatto vedere.

#unavitaadepisodi

**Storia pubblicata con l’autorizzazione del genio di Massimo Atzeni 

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