Quando ero da lei mi trovavo a dover condividere quel  divano con una orribile e inquietante bambola di porcellana, con un vestito di 20mq tutto pomposo, pieno di pizzi neri e seta verde. Lei (la bambola) ti guardava malissimo ogni volta che cominciavi a scivolare, complice il sudore, la plastica ed i cuscini duri come il marmo io entravo in un loop senza fine, sudando di più e con più sudavo, con più scivolavo e con più la bambola cominciava a produrre un ghigno a metà strada tra il divertito e l’incazzato.

So che è capitato a molti di voi che hanno la mia età e forse per questo ci portiamo dietro dei traumi…

Ora, immaginate un bambino timido e un po’ sfigatello, con i pantaloncini corti, sudato come Briatore… li, abbandonato dalla madre sul divano della vicina in compagnia di quella cosa che prendeva vita solo per il gusto di prenderti il culo. Che poi, mi sono sempre chiesto cosa ci trovasse la gente in bambole del genere. Sono sicuro che almeno un paio di volte, con il suo ghigno si deve essere girata verso la vicina e deve averle detto qualcosa del tipo: “tranquilla, lo tengo d’occhio io il marmocchio”. Che ansia…..

Così capita che mentre cerco di starmene buono buono, in una caldissima giornata, con il culo bagnato, intento a mantenere l’equilibrio sul divano come su una tavola da surf… provo a disegnare qualcosa.

All’ennesimo sgorbio che produco, la bambola ridacchia e il suo enorme vestito sembra allargarsi sempre di più nel tentativo di fagocitarmi: “dai toccalo, tocca il vestito, così ho un buon motivo per prenderti a sberle

Forse non lo diceva veramente, forse era la mia immaginazione o il caldo, boh, sta di fatto che senza pensarci troppo ho messo una mano dietro la testa dell’Annabelle del quadrado e credo di aver detto il mio primo ma vaffanculooooo” mentre la catapultavo sul pavimento incerato della vicina.

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