L'erba del vicino non è sempre più verde

Storie dal vicinato

La chiamata dei soccorsi

Sono un soccorritore volontario in una pubblica assistenza della mia città, e tra le altre cose effettuiamo il servizio in convenzione per il 118.

Una sera veniamo attivati per “Soccorso a persona” assieme ai Vigili del Fuoco. Tipicamente la cosa vede protagonista qualcuno che, causa malore o caduta, si trova prigioniero in casa propria non essendo in grado talvolta di chiamare, talvolta solo di aprire la porta ai servizi di emergenza. Nell’ipotesi peggiore si tratta di un decesso.

Attraversiamo la città a sirene spiegate raggiungendo il mezzo dei VVF che ci apre la strada nelle ultime centinaia di metri finché non accostiamo insieme sotto una palazzina di due piani. Un’anziana signora – non il prototipo di un’adorabile nonnina, per intenderci – si affaccia dalla porta ragguagliandoci sul perché fossimo lì: “Eh, so nó mì… Si sente l’acqua andare di continuo…” indicando il piano superiore. Poi puntualizza: “Eh, è una famiglia di africani… Si comportano in maniera strana…” evidenziando come il problema fosse più di natura etnica che non sanitaria.

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Il Caposquadra dei pompieri guida su per le scale la Compagnia del Soccorso che, pur senza l’insostenibile peso dell’Anello, ansima carica di cassetta degli attrezzi, zaini, bombole. Il condottiero di cui sopra, grosso come una montagna, bussa alla porta dell’appartamento incriminato e si annuncia: “Vigili del Fuoco!”. Si sente l’acqua scorrere ma nessuna risposta, nessun lamento. Coglie poi tutti alla sprovvista facendoci sobbalzare quando “bussa” di nuovo piazzando due manate nucleari alla porta. Probabilmente se i cardini fossero stati malconci saremmo entrati come Fred Flintstones quando rincasa dalla cava, con una nuvola di polvere e la porta sdraiata tipo zerbino.

L’acqua continua a scorrere e nessuna risposta è pervenuta. In compenso si apre l’uscio dell’altro appartamento del pianerottolo da cui fa capolino un vecchietto – adorabile stavolta – che indica l’interruttore e dice: “C’è il campanello lì accanto!”. Un pompiere lo suona sorridendo per dargli la soddisfazione dopo che un altro collega con lo strumento cercafughe aveva escluso la presenza di gas. Il Caposquadra molla altre due stangate con la sua mano-pala meccanica e la povera porta in tamburato si flette al punto tale che probabilmente stando vicini si sarebbe riusciti a vedere dall’altra parte. Improvvisamente l’acqua si spegne. Dopo qualche rumore di natura domestica le chiavi girano nella serratura, ed una donna avvolta in un asciugamano coi capelli bagnati si affaccia preoccupata. Spiega in un francese che solo uno dei presenti capisce che si stava semplicemente facendo la doccia e non aveva nessun problema di salute.

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Salutiamo, e facciamo retrofront sulle scale dove troviamo abbarbicata l’anziana signora affamata di notizie: “Alura? Sa l’è che sucéda?!”. “Niente signora” rispondiamo con grande autocontrollo e col più falso dei sorrisi, all’epoca non ancora nascosto sotto le odierne mascherine “stava solo facendo la doccia”.
Lei: “Pusíbil?! A quest’ora qua?! C’è l’acqua che va da un’ora!”. Non era nemmeno mezzanotte.

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