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La consegna del pacco vibrante

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Vi avevo lasciato in sospeso con il pacco Amazon dei vicini appoggiato sul mio mobile in ingresso.

Il pacco vibrante dal contenuto, ovviamente sconosciuto.

Ho provato a capovolgerlo delicatamente non sapendo appunto cosa ci fosse all’interno. L’ho posato su ognuno dei 6 lati del pacco.

Magia.

All’ennesimo capovolgimento si è finalmente spento…

Per riaccendersi da solo dopo circa un paio d’ore.

Alla fine dopo un’altra mezz’ora di ronzio più o meno potente, proprio mentre scrivevo il post precedente, il pacco ha iniziato a perdere vita.

La vibrazione è andata via via scemando.

Bzzz brrrrrrrZzzz

Rzzz brz… zzz…. .z……..br…

Morto.

Finalmente.

Del resto la batteria non poteva durare in eterno.

Meglio così. Avrei portato il pacco ai vicini senza esitazioni.

Esco di casa per consegnare il pacco, e mentre faccio le scale la scatola di cartone, o meglio il suo contenuto, ha un sussulto lieve, flebile che si spegne nel giro di pochi gradini. Forse è stata solo una mia sensazione dopo averlo sentito vibrare così tanto, ma giurerei di aver sentito l’ultimo saluto.

Suono il campanello, mi apre il vicino al quale si illuminano gli occhi, mi ringrazia, esce dalla porta di fretta e se la chiude alle spalle tirandosela appresso.

Scende le scale con me e tutto eccitato mi dice che deve andare a mettere sotto carica il nuovo arrivo, ma lo farà in cantina perché non vuole farlo vedere ancora alla sua morosa…è una sorpresa per lei, dice.

Mi sento solo di dirgli: “Caricalo bene mi raccomando, sai che le batterie arrivano sempre scariche proprio quando ti servono”. Paraculo…Chissà se funzionerà, e poi è strano che un apparecchio elettrico si accenda da solo.

Sto per salutare il vicino…ma lui, vuole, sente di dover dire qualcosa.

Tutto euforico fa quel gesto con il gomito di quello che vuole cercare complicità.

Mancavano solo un “ocio” e un bel “doppia libidine” e sarebbe stato subito “welcome to anni ‘80”.

Da buon maschio Alpha si avvicina e mi bofonchia qualcosa; il tutto mi ricorda quando Giovanni in “3 uomini e una gamba” dice: “Lavoriamo nella meccanica di precisione, tecnologie avanzate al servizio di progettazioni particolari e specifiche. Non so… Hardware e quelle cose… Cioè, creiamo dei supporti che poi serviranno per progettare grosse situazioni, non so. Strumenti di precisione per una svolta magari futura anche della meccanica… lavoriamo in una ferramenta”.

Non apre il pacco e non è esplicito, ma fa un lungo giro di parole di cui comprendo solo “wireless” “massaggiatore”, “pavimento” e “pelvico”.

Tutte le parole intervallate da strizzatine d’occhio intermittenti.

Capisco definitivamente che l’oggetto vibrante non è un regola peli per il naso. Mi libero dalla conversazione con un “ah, figo! Fammi sapere come ti trovi”…chissà se me lo racconterà veramente dopo questa frase di circostanza.

Il mio vicino è un Geek, un patito della tecnologia in ogni sua forma.

Ogni volta che può mi ferma, mi fa vedere il nuovo smartwatch, il nuovo smartphone (grande 3 volte il mio), la nuova microcamera e tutti i mille gadget e cineserie che si fa spedire a casa.

È un patito dei comandi vocali. Urlati da una stanza all’altra.

Alexa fai questo, Alexa fai quello, Alexa pulisci casa.

Da domani quindi mi aspetterò anche un “Alexa fai partire vibrazioni pavimento pelvico morosa!” Seguito da un “No! No apro Le Vibrazioni Ogni giorno ad ogni ora su Spotify!” urlato come suo solito da una stanza all’altra.

Magie della tecnologia.

#unavitaadepisodi

**Storia pubblicata con l’autorizzazione del genio di Massimo Atzeni 

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