Qualche minuto dopo, uscì dal bagno completamente rivestita e con il suo cappotto grigio. Aveva rimesso l’asciugamano bagnato sulla spalla. Le sue scarpe erano dannatamente leggere per la stagione, oltre ad essere molto, molto rovinate.
Eppure, il suo aspetto, ora che la guardavo, era quello di una bella donna, curata, l’esatto contrario di quello che avevo percepito appena aperta la porta, come se quella doccia l’avesse fatta passare attraverso un portale in grado di ridarle un aspetto diverso.
Non ebbi molto tempo per osservarla, né per chiederle altro. Riuscii a malapena a chiederle se le potessi offrire qualcosa da bere o da mangiare. Mi rispose solo con una frase che posso ancora sentire distintamente nella mia testa, con la sua voce: “che Dio ti benedica”.
Aprii la porta e lei uscì, tutti la salutammo, lei sorrise e se ne andò. Chiusi la porta e rimasi con gli amici a commentare il fatto per ore, inventando qualsiasi tipo di storia o finale diverso, fantasticando su come ci avrebbe uccisi, rapiti o mangiati a colazione.
Non la rivedemmo mai più, nessuno di noi la rivide.
Ancora oggi mi chiedo chi fosse, non credo abitasse nel palazzo e mi è rimasto un dubbio che avrò sempre. Ammetto che è stata una cosa particolare. Non mi pento di aver permesso ad una sconosciuta di fare la doccia nel nostro appartamento di studenti sfigati.
Mi piace pensare che, involontariamente, abbiamo fatto un bel gesto. Spero che la vita della signora sia stata piacevole e felice. Abito distante dalla nostra “topaia” ma magari un giorno la incontrerò nuovamente.
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