Durante una torrida estate mi trovai a casa di nonna per preparare l’esame di Matematica Generale, bestia nera del mio corso universitario. Spesso per trovare un po’ di frescura mi mettevo a studiare nel portico. La Za Carmina mi teneva d’occhio: mi portava il caffe, il succo di frutta e… mi contava le pagine, mi incoraggiava, mi richiamava all’ordine quando battevo la fiacca. “Ire’ quanti su ‘sti pagini ca di fari?”. “Zia, tante tante, 600, ma non è la quantità”. “Ire’, oi facisti suli 10 pagini. Comu l’ammu a spuntari?”.
Arriva settembre e la zia mi vede andare con lo zaino a prendere il bus per andare a Palermo a fare l’esame. “Maria, quanti l’avemu chiusto esami ranni?” “Maria, quando lo abbiamo questo esame importante?). “Domani pomeriggio, zia..”. “Miii allura m’allestiri, di ca a dumani a diti 600 pustini di rusariu, una pi ogni pagina e ti fazzu vidiri chi ‘sta materia a pigliamu”. (Allora mi devo sbrigare, devo recitare 600 postine di rosario, una per ogni pagina e vedrai che ci prenderemo questa materia).
Ma le 600 postine erano tante. La zia chiamò rinforzi, la Za Pina a carrittera, la Za Fina peddri niura (esotica), la Za Fonzia pipiincu*u (pepe in cu*o).
Pare che verso l’alba giunse anche Patri Gaetano che pensava ci fosse una veglia. Tutti pregavano. La nonna, per non sfigurare, la sera cucinò per tutte le pregatrici serisali, sfincione e pani cunzato pi tutti. Così, fra un Salve Regina e un Padre Nostro andò via vino rosso a fiumi.
Mio cugino Antonio narra di fumate di incenso e bevute da sballarsi alla grande, e non so se fu l’incenso, le preghiere o il ciauro di “pani cunzatu ” giunto in cielo, ma Dio fece il miracolo e l’esame andò benissimo, tanto che presi 28.
In un’epoca senza cellulare e di poche cabine funzionanti arrivò nel cortile, prima di me, la notizia che l’esame era andato bene. Nessuno, però, aveva capito il voto. Arrivai trionfante accolta dalle zie, da mia nonna, le galline, il cane, mio cugino Antonio ancora sballato. La Za Carmina che mi avvistò probabilmente appena varcato il confine della provincia mi aspettava sull’uscio di casa, cucchiaio di legno in una mano e rosario nell’altra. “Beddra di la nanna! Quantu pigliasti?”
“28, zia. Alla grande”.
Urlo satanico a volume inumano: “28? A tia, bu**ana lagnusa! (rivolto a mia nonna) Chissi su l’unici su du pustini chi t’aviatu a diri e un ti dicisti. Vidi chi mancaru?“. (Hey tu, bu**ana pigra, vedi queste? Sono le uniche due postine che dovevi recitare tu e sono mancate all’appello).
Za Carmina VDI senior level pro.
Pagine: 12
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