Querelle di vicinato vintage risalente al periodo 1973-1982 tra i miei zii e la famiglia del fratello di mio zio.
Nel ’73 i miei zii si sposarono ed abitarono il secondo piano della casa costruita su una parte di terreno edificabile avuta in eredità metà da mio zio e metà dal fratello, mentre la famiglia del fratello andò ad abitare al piano sottostante.
L’altra parte di terreno invece non era edificabile ed il fratello all’epoca disse inizialmente a mio zio di venderla al primo che capitava. Così mio zio, d’accordo con lui, si assunse l’incarico di informarsi tramite un notaio e un geometra sul prezzo. E fu venduto.
Tempo dopo però la moglie del fratello, persona maligna e gelosa, si lamentò che mio zio avrebbe venduto quel terreno ad un prezzo troppo basso, accusandolo inoltre di essere troppo buono ed accondiscendente nei confronti di chiunque.
Così con l’intenzione di sfotterlo, questa donna acquistò un pupazzo asino elettronico ragliante in pezza, alto più di un metro che muoveva la testa su e giù dicendo “sì”. Questo oggetto era stato posto fuori la loro porta a metà androne, di modo ché ogni volta che i miei zii varcavano le scale si sarebbero ricordati – secondo il suo parere – d’essere dei c***i.
La cosa proseguì per un periodo, lo scherzo è bello se dura poco. Chiaramente ai tempi non c’erano leggi che tutelavano questi tipi di evenienze, anzi, in genere si finiva spesso alle mani. Per la quiete di tutti mio zio non reagì, ma ancora oggi tra famiglie non si guardano in faccia.
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