La signora Marilena abita al piano sopra il mio.
Vedova da anni, sorriso perenne, voce bassa, sempre con un dolce in mano.
È il tipo di persona che ti saluta anche quando non ci sono le condizioni atmosferiche per farlo.
Pioggia, vento, terremoto: “Buongiorno carissimo, tutto bene?”
All’inizio mi faceva piacere.
Mi lasciava dolcetti sullo zerbino.
Mi augurava buona giornata col bigliettino scritto a mano.
Una volta ha pure attaccato un cuoricino di carta sulla porta, “perché mi sembrava triste”.
Ma c’era qualcosa di troppo calibrato.
Sempre un secondo prima che servisse.
Sempre un’attenzione in più.
Sempre informata su tutto.
Un giorno ricevo un pacco.
Nemmeno ho avuto il tempo di aprirlo che lei, passando, mi fa:
“Dev’essere quello della libreria online, vero? Le è arrivato tardi, poverino.”
Non le avevo detto niente.
Una mattina, rientro a casa con una ragazza.
Nemmeno il tempo di chiudere la porta e sul mio telefono arriva un messaggio (mandato per errore dal gruppo condominiale):
“Mi sa che oggi non sarà una giornata molto casta al primo piano.”
Firmato: Marilena.
Poi cancellato.
Troppo tardi.
Inizio a notare altri dettagli.
Ogni volta che rientro tardi la sera, la luce delle scale è già accesa.
Ogni volta che cucino qualcosa di diverso, lei il giorno dopo chiede:
“Ha cambiato dieta? Ho sentito odori esotici.”
Un giorno ho detto di essere via per lavoro.
La sera mi suona alla porta.
“Credevo fossi fuori!”
Aveva portato una torta.
Io non l’avevo avvisata. Nessuno l’aveva fatto.
Sa sempre tutto.
Ma finge la sorpresa.
E lo fa con così tanta dolcezza che non puoi dire nulla.
Solo sorridere, ringraziare, e accettare la fetta di ciambella.
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