La signora Rita abita all’interno 2, piano terra.
Non ha incarichi, non ha potere formale, ma si comporta come se avesse ricevuto un mandato silenzioso per controllare l’ingresso del palazzo.
Non le danno fastidio i pacchi, né le consegne in sé.
Le danno fastidio i corrieri.
Tutti, indistintamente.
A prescindere dalla divisa, dal tono di voce o dall’orario.
Appena sente un motore fermarsi davanti all’ingresso o un campanello suonare più del dovuto, esce dal suo appartamento.
Non sbatte la porta.
Si muove in fretta ma in silenzio.
Esce e si piazza davanti all’atrio, quasi sempre a braccia conserte, con lo sguardo puntato su chiunque entri.
Il primo caso evidente è stato con un rider.
Aveva suonato al mio interno.
Io avevo risposto, stavo per scendere, ma quando ho aperto non c’era più nessuno.
Sul pianerottolo solo lei, ferma, come se stesse “presidiando”.
Da quel momento, le mancate consegne hanno cominciato ad aumentare.
Non sistematicamente, ma con una certa frequenza.
Sempre nello stesso intervallo orario: tardo pomeriggio, quando è più probabile che lei sia in casa.
Inizio a notare un pattern.
Ogni volta che ordino qualcosa, se arriva verso sera, c’è una possibilità concreta che il pacco venga respinto o la consegna annullata.
Eppure io sono presente, a casa, affacciato o persino davanti alla porta.
I corrieri non lasciano avvisi.
Non chiamano.
Sembrano rinunciare in automatico.
Qualcuno inizia a scrivere direttamente: “destinatario assente – non accolto”.
L’impressione è che venga loro detto di non lasciare nulla, di non disturbare.
Nessuno lo ammette apertamente, ma è chiaro che qualcuno interviene prima che possano suonare.
Non è un caso isolato.
Anche altri nel condominio iniziano a ricevere notifiche strane.
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