Categories: Storie dal vicinato

La Tabaccaia (parte 1)

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Soluzione dell’artigiano: mi adatta una vecchia porta in legno (a suo dire non molto differente dall’originale) per darmi la possibilità di chiudere l’appartamento.

Ok, procediamo. Lo stabile è poco abitato, ancora non ho visto nessuno e comincio a portare le mie cose. La porta provvisoria si adatta un po’ a fatica, ma riesco a chiuderla.

Il giorno successivo, arrivo con un furgoncino carico di roba. Faccio mezza rampa di scale e trovo la porta del mio appartamento spalancata.

Panico! Ero sicura di averla chiusa.

A una rapida occhiata non manca nulla, ma ho come l’impressione che qualcuno sia entrato, perché le cose non sono dove le avevo messe. È assurdo: non hanno portato via nulla, ma hanno spostato delle cose. Per quale motivo? Solo curiosità?

Continuo a scaricare le cose e con me c’è la mia amica Flora che mi dà una mano. La prima cosa che mi dice che il posto è molto bello, ma… non le trasmette serenità. Boh, per me è matta, un posto del genere è da cartolina.

Torno alla mia casa in affitto per l’ultima sera: l’indomani una Ditta di trasporti mi avrebbe portato tutto il resto dei mobili. Sono pronta a passare la mia prima notte nel mio nuovo appartamento. Prima di andare mi accerto che la porta provvisoria si chiuda bene. Noto che in effetti non è proprio il massimo: è “leggerina” e anche se chiusa, ho idea che spingendola si apra (specifico che si tratta di una porta a un’anta e mezza). Provo e riprovo, facendo leva tra le due ante, ma mi convinco che difficilmente si riuscirà ad aprire, se non con qualche arnese.

L’indomani mi sveglio presto e mi reco nell’appartamento.

Appena arrivo la porta è ancora aperta.

Non è possibile, ora mi prende proprio un mix tra la paura e l’incazzatura.

La cosa strana è che la serratura è girata, chiusa, mentre la parte dell’anta non ha alcun segno di scasso. Penso che, qualcuno, magari molto forte l’abbia aperta, ma come non rovinarla aprendola a spallate? Non lo so, in quel momento, la preoccupazione maggiore riguarda le mie cose, ma ci metto poco a capire che non manca nulla “di valore”. Controllando meglio, sembra proprio che non manchi nulla di nulla, ma ancora una volta, le cose non sono dove le ho messe eccetto una: avevo tirato fuori 2 bicchieri quando ero venuta con Flora e li avevo appoggiati su una mensola della cucina in muratura.

Uno era dove l’avevo lasciato, l’altro era per terra, in mille pezzi.

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