L'erba del vicino non è sempre più verde

Storie dal vicinato

La Tabaccaia (parte 1)

In quel momento mi è arrivato il cuore in gola, perché una cosa del genere? Chi entra in una casa, forzando la porta, per non rubare nulla? Ok, può aver rotto un bicchiere, per errore, ma perché spostarlo, quando era su una mensola?

Domande a cui non trovo risposta, ma da li a poco, questa storia sarebbe finita: avrei abitato nella casa e sicuramente nessuno avrebbe provato a entrare in una casa abitata, specie qualche vicino curioso, perché in quel momento, l’unica cosa che mi viene in mente è associare questi fatti a qualche vicino che non si fa i fatti propri.

Dopo una giornata passata a sistemare le cose, insieme a degli amici arriva la sera e il momento in cui mi sarei finalmente riposata. Il letto era stato sistemato e nonostante ci fossero ancora molti cartoni semipieni in giro, potevo godere, finalmente del mio appartamento.

Vado a letto e la mattina seguente mi rialzo e trovo la porta chiusa, come l’avevo lasciata la sera prima. La cosa mi rasserena e dopo aver fatto colazione, continuo a sistemare le mie cose. Prendo uno scatolone con dei vestiti e comincio a metterli a posto, sono al piano rialzato, sotto di me la cucina.

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Improvvisamente sento un rumore di qualcosa che si rompe.

Salto, letteralmente, guardo sotto e non c’è nessuno, la porta è chiusa, la vedo bene da dove mi trovo.

Faccio la scala di corsa e appena arrivo in cucina, mi accorgo che la tazza usata per la colazione è per terra, distrutta. La prima cosa a cui penso è il vento, le finestre sono chiuse. Ho paura, ho una maledetta, fottuta paura. Ho un ceppo di legno con i coltelli e ne prendo in mano un grosso e affilato.

Mi guardo intorno, ma non c’è nulla, assolutamente nulla.

Dopo mezz’ora di panico in cui mando mille messaggi WhatsApp ad amici e parenti mi convinco (e mi convincono) che devo aver lasciato la tazza in bilico sul tavolo e questa è caduta. In realtà non mi convinco affatto, ma cerco di essere razionale, torno nel letto ma tengo il coltello tra le mani. Quando mi sono calmata un po’, lo tengo di fianco a me.

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Rimango sveglia cercando di ascoltare ogni minimo rumore, vigile e con gli occhi sbarrati. Sento solo il mio respiro e il cuore che sembra pulsare nelle orecchie. Per sicurezza ho lasciato la luce in cucina accesa e ho una piccola luce anche in camera. Tutto tace, fino a quando sento un tonfo provenire al piano di sopra. Non mi spavento più di tanto, perché il rumore è ovattato e sordo rimango ancora ad ascoltare per non so quanto, poi mi addormento ancora.

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