Mi risveglio poco dopo con il coltello vicino ma tutto è assolutamente tranquillo. Per la prima volta vedo la mattina in quel posto stupendo. Quando mi affaccio al finestrone del salotto, vedo la collina dietro la casa, con tantissimi cipressi a far da sfondo al panorama (in questa zona i cipressi non sono “gli alberi dei cimiteri” ma crescono spontaneamente un po’ ovunque). È tutto talmente bello che dimentico in fretta le paure della mattina.
Mi rialzo e prendo un altro caffè, un altro colpo, questa volta molto più forte, dal piano di sopra. Comincio a pensare a qualche VDI, ma dico a me stessa di aspettare prima di giungere a conclusioni affrettate. Cerco di non farci caso, altra botta, fortissima. Rimango a bocca aperta in silenzio con l’orecchio teso ad ascoltare.
In quel momento arriva un messaggio; la notifica mi fa sobbalzare, ma è l’artigiano, che mi avvisa che la porta è pronta. È la notizia migliore in assoluto, non riesco a godermi i trasloco, non mi sento al sicuro e la porta sarà sicuramente in modo per ritrovare la serenità che in quelle prime 24 ore ho perso.
La giornata trascorre tranquilla e nel primo pomeriggio arriva la vecchia porta trasformata in una porta blindata. Dopo un paio d’ore mi ritrovo con la porta montata e la cosa mi rende particolarmente felice e soprattutto mi sento più al sicuro. Errore! Forse quello è il momento esatto in cui cominciano gli incubi. Quella sera era molto caldo e accendo il condizionatore per la prima volta.
Appena accendo, sento una serie di rumori che, ancora oggi, non so spiegare: insieme alla brezza, sentivo delle “voci” portate dal flusso d’aria. Una sorta di brusio. Inizialmente penso a delle bolle d’aria, o qualcosa del genere, nell’impianto di condizionamento, ma, in fondo sono un architetto e so benissimo che un impianto di climatizzazione non contiene aria. Penso al fatto che, forse, i tubi passano per l’appartamento di qualche vicino, ma anche questa spiegazione è illogica.
CONTINUA….
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