Categories: Storie dal vicinato

La tabaccaia (parte 2)

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Salgo le scale e trovo una porta identica alla mia, prima che l’artigiano ci lavorasse. Dall’appartamento non proviene alcun rumore, ma busso. Voglio solo presentami. Nessuno risponde. Il campanello non funziona. Busso ancora e non ottengo risposta. Sto per rifare le scale e sento un gran casino nuovamente provenire dall’appartamento. Mi dico che forse chi lo abita si è spaventato e ha fatto finta di non essere in casa, ma allora perché far casino?

Non mi hanno aperto e decido di tornare da me. Sono ancora sulle scale quando sento un frastuono impossibile provenire dal mio appartamento. Corro, la porta è chiusa, me la sono tirata dietro, apro e appena entro vedo un’anta della cucina aperta con almeno una pila di piatti per terra.

Non riesco a dire niente prendo il telefono, tremo talmente tanto che non riesco a sbloccarlo, respiro e cerco di non perdere la calma… sblocco e comincio a chiamare un amico, tremando come una foglia.

Singhiozzo quando mi risponde e piango, non voglio stare li. La cucina è in muratura con delle ante di legno, come hanno fatto i piatti a cadere? Nemmeno il terremoto sarebbe riuscito a spostarli.

Diego cerca di tranquillizzarmi ma non riesce, sono impietrita sull’uscio, con la porta aperta. Quando alla fine sto per entrare la televisione si è accende!

Beh, scusate, ma sarò cog*iona, ma scappo via, lasciando tutto così come si trova e corro fino a raggiungere l’appartamento dell’unico vicino che avevo intravisto nello stabile. Sempre al telefono con l’amico, piango, tremo singhiozzo e corro verso l’appartamento speculare al mio. Riattacco senza rendermene conto; in quel momento, ho perso completamente la testa.

Suono e mi apre un signore sulla 50ina, si spaventa anche lui pensando che mi sia successo qualcosa di grave, perché la prima riesco a dire, piangendo, è: “aiuto!“.

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