La mia vicina è differente: è una sorta di ameba, con lo sguardo perso nel vuoto. Se non la conoscessi, la prima cosa che penserei è che si tratta di una persona con evidenti limiti mentali, ma no, lei è un sanissimo dipendente pubblico.

Se penso che contribuisco anche io al suo stipendio, mi torna su il pranzo di Pasqua, ma a parte questo, la mia storia con questa tizia ve la voglio raccontare.

Abita due piani sotto il mio e per fortuna non la sento e a vedo raramente. L’ho sempre salutata, lei spesso non l’ha fatto perché dietro quello sguardo da pesce lesso con dei problemi c’è una persona arrogante e piena di sè che a volte si sente una sorta di dea giunta tra noi umani proprio per il fatto di lavorare per la collettività.

Tutto comincia un giorno quando, metto in vendita un Iphone nuovo a 900€ su Marketplace di Facebook. Mi contattano diverse persone tra cui lei, la vicina triglia.

Penso che in fondo possa essere l’occasione per migliorare i rapporti, fino a quel momento limitati a qualche saluto (sempre da parte mia) e magari anche la considerazione che ho di lei.

La contatto e ci mettiamo d’accordo. Al momento della consegna del telefono, lei non ne vuole sapere di pagare la cifra pattuita e mi dice che le devo fare lo sconto, mi parla di cose come “civiltà, buoni rapporti”. Io che non ho mai avuto alcun tipo di rapporto con sta tizia, devo sentir parlare di “buoni rapporti”????

Non accetto, mi sta estorcendo uno sconto facendo leva su cose di cui lei è la prima a non sapere. Alla fine, sfiancato dall’insistenza, ma in nome del buon rapporto di vicinato, le tolgo 100€ e le consegno il telefono (forse era meglio darlo a qualcun’altro).

Va beh, alla fine siamo tutti felici: io ho i miei soldi, lei il suo telefono. Prima che lei se ne vada provo a scambiare due chiacchiere cercando di capire come mai mi sta proprio sul gozzo a prescindere.

Lei taglia corto, si vede che ha molta fretta di andarsene e ci salutiamo.

Tutti contenti dicevo, si, fino alla sera dopo.

Sento suonare alla porta mentre sto cenando. Lascio il mio piatto e apro.
Dietro la porta lei, che mi dice: “guarda, il telefono mi è caduto stamattina e si è rotto”.

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Vicino

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