Storie dal vicinato

L’esperienza dell’admin – Parte 1: i fanca**isti

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Immaginate una serie di voci che rimbombano in continuazione dal muro della camera da letto, perché i vicini sono un gruppo di studenti che passano le notti fino alle 4 a chiacchierare, poggiati alla parete, creando una cassa di risonanza che ti entra nella testa fino a fartela scoppiare. Ecco, fotografate questa scena.

Lo studente fuori sede

È successo proprio quando ero studente fuori sede e sì, ho fatto anche io le mie baldorie. After, fine-serata passato al circolo dove c’è la birra artigianale, nottate trascorse per le strade a bighellonare, esami discussi dopo una notte insonne. Ecco, l’ho fatto anche io, prima che mi si dia del bacchettone rompipalle.

Aggiungo e preciso: “Ho fatto anche io le mie baldorie”, sì, ma mai dentro casa né in posti dove avrei creato disturbo. Già a 20 anni avevo la premura di non essere un problema, ma molti miei coetanei non la pensavano come me.

I vicini fancazzisti

Tra questi, appunto, c’erano i vicini che si riunivano in un’unica stanza per chiacchierare ad alta voce fino a notte fonda, a volte fino all’alba. Risate sguaiate, ospiti spesso presenti e altrettanto rumorosi.

Durante le prime settimane – ero in quella casa da pochissimo – ho resistito, ma una sera sono andato a bussare. Non mi aprì nessuno, ma qualcuno chiese: “Chi è?”. Spiegai la situazione chiedendo di fare silenzio. Si scusò, e quella notte riposai.

Fino alla notte successiva. Feci altri tentativi come il primo, ma ormai nessuno si avvicinava alla porta. Capivano e smettevano. Fino alla notte successiva, ancora e ancora. Spazientito, cominciai a bussare al muro. Mi risposero con altri colpi, più la voce di una ragazza che mi gridò: “Ma fatti una vita!”. So che è ridicolo, ma piansi dal nervoso.

Contattai l’amministratore, tentai nuovamente di parlare con loro. Nulla di fatto. Una notte, due notti, tre notti chiamai anche i carabinieri, ma niente. Mi avevano preso di mira, perché tutte le notti sentivo che parlavano ad alta voce apposta, talvolta coinvolgevano i loro ospiti. Chiesi aiuto ad altri inquilini del palazzo, ma nessuno di loro diceva di sentirli. I miei coinquilini, invece, sopportavano.

Epilogo

Un pomeriggio vidi il gruppetto – cazzo oh, ma vivevano in simbiosi? – salire le scale insieme ad alcune ragazze. Una di esse (che sicuramente conosceva tutta la storia) mi disse alle spalle, in falsetto per scimmiottarmi: “Per favore, potete fare silenzio?”. La guardai e le dissi: “Scusa?”. Si fece avanti uno di loro e mi domandò se avessi qualche problema. Non feci in tempo a rispondere che mi diede uno spintone. Reagii istintivamente e lui si accorse che se lui era stronzo, io ero quello matto e nato sbagliato, e un po’ figlio di Satana. O meglio, Satana.

E odio la violenza, sappiatelo. Di fatto, cessarono di infastidirmi. Un giorno andai da loro, mi aprirono e cercai di mettere pace, spiegando loro che non sarebbe finita così se non mi avessero rubato il sonno per mesi. I rapporti si distesero e ora non vivo più lì, ma da quel periodo ho avuto serie difficoltà ad addormentarmi anche vivendo in altri posti. Ora mi sono ripreso.

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Luca

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