La vicina da incubo era una signora che abitava al terzo piano del palazzo dei miei nonni, nota a tutti per essere una ficcanaso incallita.
Il suo passatempo preferito consisteva nel rimanere appostata sul balcone, pronta a captare ogni parola delle conversazioni altrui, facilitata dalla forma a ferro di cavallo dell’edificio e dalla stretta via sottostante, dove i suoni rimbombavano facilmente.
Sette anni fa, in piena estate, con i balconi spalancati, mio nonno fu colto da un malore improvviso nel bagno.
Dopo aver chiamato il 118, i paramedici si precipitarono in casa, lasciando la porta d’ingresso aperta mentre si affrettavano a soccorrerlo, steso a terra incosciente nel corridoio.
Mentre cercavano disperatamente di rianimarlo e mia nonna, in lacrime, veniva consolata da me e mio fratello, la vicina colse l’occasione per intrufolarsi furtivamente nell’appartamento.
Non disse una parola, non incrociò lo sguardo di nessuno, ma iniziò a vagare attorno al corpo di mio nonno, intralciando perfino i movimenti dei soccorritori con la sua presenza inopportuna.
Mia madre è sempre stata una persona di buon cuore ed estremamente gentile: non l’ho mai vista scortese e rude come quella volta, nel cacciare la vicina impicciona, incapace di contenersi perfino davanti alla morte.
Lascia una risposta