Era davvero freddissimo e uscendo di casa per andare al lavoro, ho dato uno sguardo a quell’ammasso di cartoni. Mi sono chiesta anche io come avesse potuto passare la notte in quel posto, riparato dal vento, ma comunque al freddo.

Passo davanti a lui e con la coda dell’occhio vedo il vicino, il papà di una delle due ragazzine (ma ancora non sapevo che la sera prima, lei e l’amica si erano spaventate). Mi giro e vedo il vicino che armeggia con un tubo che serve per annaffiare dei grossi vasi li vicino. Il vicino apre l’acqua e comincia ad annaffiare il giaciglio del ragazzo sudanese, urlando: Svegliaaaaaa, vai viaaaaa”

L’acqua deve essere ghiacciata e subito il ragazzo è scattato piedi. Il vicino l’ha investito completamente con il getto d’acqua urlando “te ne devi andare da qui“. Il ragazzo ha cercato di sottrarsi all’acqua gelida ed il vicino ha orientato il tubo tra lui e le sue cose che fungevano da riparo per la notte. In pochi secondi tutto si bagnato, ed è diventato fradicio.

Il ragazzo ha urlato parole quasi incomprensibili: “No!!!! perchè? Non ho fatto niente” ma non ha cercato di scagliarsi contro il vicino, limitandosi a schivare il getto e cercando di raccogliere le sue cose, in modo particolare il suo vecchio telefono a cui sembra tenere più della sua vita.

Il vicino non si è fermato e ha continuato a bagnare tutto, annaffiando sia il ragazzo, sia i suoi cartoni e le sue coperte che ormai grondavano acqua, così come i suoi vestiti, completamente inzuppati. Il vicino ha continuato ad urlare richiamando parecchia gente, soprattutto i clienti del supermercato che stavano arrivando per l’apertura.

Qualcuno ha chiuso l’acqua. Io sono rimasta impietrita e l’unica cosa che sono riuscita a fare in quel momento, è stata imprecare contro il vicino per aver dato vita ad una scena davvero raccapricciante. Poco dopo è arrivata altra gente: i primi ad accorrere sono stati i commessi del supermarket. Anche loro hanno cominciato ad insultare il vicino che non ha mai smesso di urlare le peggiori parole che un essere umano possa dire verso un suo simile.

Qualcuno, nel frattempo, ha chiamato il 112.

I commessi hanno portato via il ragazzo e l’hanno fatto entrare in una porta sul retro del supermercato. Qui si interrompe ciò che ho visto e comincia ciò che mi hanno raccontato.

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Vicino

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