Il giorno successivo suono a Marco e gli propongo di spostare la sua sala da pranzo in un’altra aerea della casa, che non confina direttamente con il mio appartamento. Gli dico che penso a tutto io, che non si deve preoccupare di nulla e nel giro di poche ore, trasferirò la sua sala senza che lui si accorga minimamente della cosa.
Lui non accetta e mi dice che non si sposterà, anzi fa di tutto per non farmi entrare dentro casa e tiene la porta semichiusa per impedirmi di vedere dentro.
Ho solo una soluzione per rendere le notti di mio figlio un po’ più “umane”. Decido di insonorizzare tutta la parete: compro del materiale isolante e faccio una sorta di cappotto nella camera di mio figlio, poi sposto i mobili in modo che l’armadio sia a contatto con la parete.
La situazione migliora in modo esponenziale, ma la televisione al massimo del volume continua a funzionare quasi tutte le notti. Una di queste, stessa storia: non si riusciva a dormire: la camera insonorizzata, tutto sommato “reggeva bene” ma il resto del palazzo tremava, sono le 3 di notte e decido di staccare la luce, ancora una volta: lui si è sicuramente addormentato.
Stacco e torno a casa. Poco dopo lui apre la porta e va a riattaccare la luce. Come la volta precedente lascia la porta di casa aperte. Mi aspetto, come l’altra volta che cominci un casino infernale avendo lasciato la televisione al massimo.
Mi avvicino alla porta di casa sua, lasciata spalancata. Arriva una puzza insopportabile. Con la torcia del telefono guardo dentro e mi accorgo che la casa è stata trasformata in una discarica. Il fetore è pazzesco: tutto è pieno di spazzatura lasciata ovunque. Riesco a intravvedere il divano dove lui si siede per guardare la televisione e mi arrivano i conati per quanto puzza ed è putrido. La luce si riaccende e la televisione riparte al massimo del volume, le luci accese rendono ancora più orrendo quello spettacolo. Capisco che usa il divano come letto, come posto per mangiare e… come gabinetto.
Questa persona ha bisogno di aiuto immediato: all’apparenza è perfettamente “normale” ed in grado di prendersi cura di sé, ma in realtà la situazione è drammatica. Non sapendo esattamente cosa fare, mi rivolgo ai carabinieri e loro, in pratica, mi rimbalzano ai servizi sociali comunali.
Riesco a prendere appuntamento con i servizi sociali per la settimana successiva. Non conosco altri parenti (se non la sorella ormai ricoverata da tempo).
Qualche giorno dopo, mentre era a fare la spesa. Marco ha avuto un infarto ed è deceduto nel supermercato vicino a casa. Proprio in questi giorni ricorre l’anniversario della sua morte. I parenti devono essere stati avvisati da qualcuno relativamente alle condizioni in cui versava l’appartamento.
Si è presentata, tempo dopo, una ditta di pulizie, con tute bianche e maschere, sembrava una scena di un film di fantascienza.
L’appartamento, ad oggi, è ancora sfitto. Tutti pensavamo che la sorella di Marco rientrasse a casa sua, visto che la sensazione era quella che fosse stata allontanata a causa del fratello.
Marco è riuscito a togliere la pace a tutti: dalla sorella ai condomini. È una brutta storia di solitudine, di degrado e di disagio nella quale viene da chiedersi: “possibile che nessuno abbia visto nulla? Possibile che debbano essere i “vicini” responsabili di queste situazioni?
I parenti spariscono e le istituzioni? Possibile che nessuno controlli lo stato fisico, mentale e sociale in cui certe persone si trovano?
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