La vicina infame di allora non c’è più e mi dispiace tanto.
Era mia suocera.
Madre vedova da quando il figlio aveva 8 mesi.
Ed io che con tutta la mia ingenuità accetto di andare ad abitare nell’appartamento di sopra.
Famiglia talmente bene da essere quasi noiosa.
Aveva il vizio di chiamarmi in modo vezzeggiativo.
Io avevo circa 26 anni e lei ne aveva già più di 70.

Il figlio spesso era lontano, imbarcato, e la signora man mano che si avvicinava agli 80 era sempre totalmente autosufficiente: saliva le scale per cambiarsi le lampadine, prendeva l’aereo per andare a teatro.

Quando arrivava il figlio, però, diventava una vecchietta paralitica, ma non così paralitica da non riuscire ad entrare in casa nostra (aveva le chiavi perché anch’io partivo spesso) e rovistare in ogni mio cassetto.

Un giorno trovo un solo Tavor e da lì divento una pazza.
Era sua consuetudine entrare in casa per spostarmi tutti i soprammobili costosi che mi aveva regalato, dare di matto perché non mettevo la sua pelliccia che mi aveva regalato senza chiedermi se io avessi un’opinione in merito ad indossare cadaveri; che non perdeva occasione per criticare il mio abbigliamento dato che a suo dire avrei dovuto vestirmi come una suora.

Questa gentile vecchietta te la trovavi in camera da letto mentre facevi sesso che imperterrita piangeva perché il muratore stava facendo un lavoro sbagliato. Partito il figlio era perfettamente in grado di far rigare un plotone di muratori bergamaschi.

Ci trasferiamo in un’altra città per togliercela dalle scatole anche perché ho scoperto che andava a chiedere ad ogni parrocchia informazioni su di me come fossi una ladra che era andata a vivere a casa sua, semplicemente perché provenivo da una famiglia molto più semplice.
La suocera e vicina infame prende il treno una settimana sì e una no e si trasferisce da noi.

Sì, sembra una storia che poco ha a che fare col vicinato però non si parla mai del fatto che a volte i vicini infami sono dei parenti. Non dimenticherò mai la soddisfazione che mi sono presa nel prendere ogni suo soprammobile costoso e farlo in mille pezzi.

Poi il mio compagno è morto.
Un mese dopo è morta anche lei, di crepacuore.

Perché era sposata con suo figlio.

Una vicina di casa che non voleva che portassi i tacchi perché salivo le scale e facevo rumore alle 2 del pomeriggio.
Una vicina di casa che se compravo abbigliamento al figlio si mettevà a dar di matto dicendo che lei non contava niente e quindi piangeva come una pazza.

Però era buffa
Con queste collane lunghe fino ai piedi e questo spirito indomito che le permetteva di rompere i co***oni a tutti.
Alla fine è diventata una mia fonte di ispirazione: tenuto conto che non ho figli, non potrò mai fare i suoi danni.

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Luca

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