Abito in Inghilterra in una strada molto stretta, si attraversa letteralmente con tre passi. Ho due Jack Russell’s, un maschio e una femmina.
Una mattina li porto a fare i bisogni in una stradina senza uscita dall’altra parte della strada. Il maschio fa la cacca e la raccolgo. La femmina fa solo pipì, aspetto che finisca e mi giro per andarmene. “Ha intenzione di lasciarla lì?” mi urla una voce con tipico accento “posh”.
Mi giro e vedo la vicina anziana di poche case più in giù della mia e già mi viene da ridere per il fintissimo accento da quartieri alti: la signora in questione vive in una casa la cui porta è sempre lasciata aperta e dentro è una cosa da far impallidire il dipartimento d’igiene, per non parlare del marito che passa le giornate seduto fuori in canottiera lurida a bere birra, ma vabbè, fatti suoi, mi dico.
“Prego?” rispondo con tutta l’educazione possibile. “La cacca del cane, la raccolga!”
Mi guardo intorno perplessa, pensando di averne mancato un po’, ma niente, non c’è ombra di cacca.
“Signora, guardi che l’ho già raccolta!” spiego, sollevando il sacchettino a mò di prova.
“Non faccia la finta tonta, l’altro cane l’ha appena fatta, l’ho visto!”
“No, signora, lei ha visto un cane accovacciato, guardi che è una femmina, le femmine la pipì la fanno così”
“Come no, non mi prenda in giro e la raccolga, guardi che la controllo!” A questo punto mi innervosisco:
“Siccome chiaramente ci vede molto meglio di me, perché non viene qui a indicarmi dov’è la cacca fantasma, Hawkeye? O forse preferisce direttamente fare una visita ginecologica al mio cane per assicurarsi che sia effettivamente una femmina?”
Se ne è tornata a casa borbottando e da allora mi lancia occhiatacce ogni volta che sono fuori con i cani o con mio figlio.
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