Nessuno si è accorto subito.
Anche perché la cassetta della posta, quella specifica, era già un disastro.
Sportellino penzolante, scritta scolorita, chiave spezzata dentro dalla primavera del 2019.
Era diventata una specie di installazione artistica del pianerottolo.
Di chi fosse, lo sapevano tutti: Sergio, primo piano scala B.
Nessuno ci metteva più nulla dentro, nemmeno il postino.
Appoggiava la corrispondenza sopra, o la infilava nella fessura come si alimenta un jukebox guasto.
Una volta ci hanno trovato dentro un volantino, due mollette e un’ostia sconsacrata (così diceva Sergio, e nessuno ha voluto verificare).
Poi, una mattina, sparisce.
La cassetta. Tutta.
Non solo il contenuto, non lo sportellino — proprio l’intera struttura.
Svita.
Via.
Scomparsa.
All’inizio si pensa a uno scherzo.
A uno sgombero.
A un’iniziativa dell’amministratore, ma l’amministratore, come sempre, nega tutto con un’email scritta male e inviata in copia nascosta.
Allora iniziano le ipotesi.
Alcune ragionevoli: ladri di metallo (ma era di plastica).
Altre meno: vendetta da ex postino, colpo d’arte concettuale, oppure inizio di un reality show a nostra insaputa.
Sergio è il più perplesso.
“Chi volete che rubi quella?” chiede, con l’orgoglio tipico di chi custodisce rovine.
Qualcuno nota che le cassette accanto sono tutte intatte.
Anche quella vuota da anni.
Solo la peggiore è sparita.
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