Mia madre mi aveva partorita. Mio padre se ne era andato poco prima della mia nascita. Fresca di parto, si destreggiava tra il lavoro e me come un acrobata.
Le giornate erano piene di biberon, pannolini, ninnananne e poco sonno, ma mamma era una donna forte e combattiva. Nonostante le difficoltà, non si era mai lamentata.
Un giorno, invitò la vicina a prendere un caffè: era una donna dal carattere un po’ troppo ficcanaso e dalla lingua tagliente che era solita dispensare consigli non richiesti a chiunque la circondasse.
Durante i pochi minuti passati davanti ad una tazza di caffè, la vicina, impiegata presso Comune, disse a mamma: “Se ti serve una mano, chiedi pure, senza problemi”.
Mia madre non fece in tempo a rispondere, non aveva mai chiesto nulla a nessuno e la vicina con molta calma aggiunse:
“Uhm, sarà il caso che il bimbo te lo faccio sistemare dai servizi sociali, poi ti controlliamo se il lavoro è a contratto perché in nero sono guai”.
Mamma rimase esterrefatta. Non solo la vicina non si era offerta di aiutarla concretamente, ma aveva anche insinuato che lei fosse una madre di merda e un’operaia disonesta. La rabbia ribollì dentro di lei e la butto fuori di casa, letteralmente, a calci.
Prima lezione di vita, insegnata a una neonata: occhio a quelli con cui parlate, sempre. Specialmente se si offrono d’aiutarvi.
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