Quando ero bambino andavo spesso da nonna che aveva uno splendido pastore tedesco di nome Dred.

La sua casa confinava con una villetta di recente costruzione (ai tempi) ed era stata acquista da un uomo piuttosto giovane. A dividere le due proprietà una rete di metallo e una siepe posta nella porzione di casa di nonna.

Il vicino, fin da quando era andato ad abitare nella sua bella villetta, si lamentava con nonna del fatto che il cane… lo spiasse!

Diceva che qualsiasi cosa facesse, di giorno e di notte, Dred era sempre li, con lo sguardo fisso a controllare ogni suo movimento. Una volta, andando a trovare nonna, questo tizio aveva raccontato ai miei di come fosse turbato dal fatto che il cane lo guardasse in continuazione e di come questa cosa gli procurasse stati d’ansia e insonnia. Ricordo di come mamma e papà tornati in casa, risero della cosa, facendo una marea di battute a riguardo.

Per evitare che Dred lo controllasse (e magari andasse in giro in paese a sparlare di lui), il vicino cercava di tenere il cane lontano dalla recinzione annaffiando la siepe con il tubo dell’acqua, come se la cosa potesse in qualche modo evitare che il cane lo fissasse.

In realtà la cosa non ha mai scoraggiato Dred; una volta asciutto tornava a farsi i cazzi suoi (e quelli del vicino) e a suo dire, a fissarlo per ore.

Poi un giorno, mentre mia nonna era intenta a sistemare le sue piantine, il vicino non si limitò a spruzzare sulla siepe ma pensò bene di puntare il getto d’acqua direttamente contro il cane, non accorgendosi che dietro la siepe e in direzione del cane, c’era la nonna, accovacciata e intenta nei suoi lavori di giardinaggio.

Il risultato fu un bagno terribile per la nonna: i suoi capelli così precisioni gocciolavano.

Vidi tutta la scena e fu alquanto sorprendete scoprire quante imprecazioni sappia urlare una minuta nonnina che si è bagnata i capelli appena pettinati.

Sorprendente scoprire come la sua esile voce diventasse una sorta di urlo di un lupo mannaro.

Vedendola zuppa, il vicino lasciò immediatamente il tubo dell’acqua mentre lei, in preda a una sorta di possessione demoniaca, quasi lievitò riempiendo il poveraccio con tante di quelle parolacce che lui, letteralmente si mise a correre per rientrare in casa.

Un istante dopo, lo spirito malvagio la abbandonò e lei con il sorriso bonario di sempre si girò verso di me e disse “piccolo mio, spero che tu ti sia tappato le orecchie e non abbia sentito nonna tua”

Le risposi: “nonna ma… ma… ti ha sentito tutto il paese”

Lei fece un altro sorriso, la sua vocina si abbassò ancora e dolcemente mi sussurrò: “lo so tesoro di nonna… cosa vuoi farci? Le parolacce non si dicono… solo che il mio vicino è veramente un coglione!”

Il vicino non provò mai più ad annaffiare il cane e soprattutto nonna.

Forse per la prima volta sentii quella parola, parola che definisce ancora oggi, a distanza di molti anni il vicino che oggi, purtroppo, è il MIO vicino!

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Vicino

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