Abito in un piccolo condominio di 12 appartamenti alla fine di una strada chiusa, con una piccola piazzetta. Le me finestre di sala e cucina si affacciano sulla piazzetta dove ci son altri 4 condomini molto simili al mio.

Il più delle volte, le macchine che arrivano alla fine della via, si fermano davanti alle mie finestre, da li fanno il giro della piazza quando devono uscire.Tra tutti sono quello che “soffre” un po’ di più il traffico di quel punto: mi trovo all’imbocco della piazzetta e in quel punto c’è una piccola strettoia seguita da uno slargo dove le macchine si fermano.

Il vero problema per me, non è tanto il rumore delle macchine (che il più delle volte rimangono in moto davanti alle mie finestre), quanto soprattutto i fantasiosi mezzi di comunicazione che gli abitanti della zona hanno adottato.

Andiamo con ordine: ore 7:00 arriva il padre separato che abita nel palazzo di fianco, viene a prendere i figli. Clacson. Non un colpetto, non 2, ma clacson a ripetizione fino a quando i figli non scendono e lui può portarli a scuola. I ragazzi scendono in ritardo e mezzi addormentati, lui come minimo, ogni mattina suona (e bestemmia) per mezz’ora. Ritorna verso le 14, colpi di clacson fino a quando l’ex moglie non scende a riprendere i ragazzi.

Verso le 8 parte la cassiera del supermercato, la collega la passa a prendere e giù: “POOOOOOO” per far uscire l’amica,  sulle note del clacson di uno SCANIA.

Seguono una serie infinita di suoni per segnalare la propria presenza. Un linguaggio incredibile che anche io riesco ormai a decodificare. So quando arrivano gli amici del ragazzino del 3° piano e posso dire con certezza che ore sono quando alle 21 in punto viene il fidanzato di una tizia che abita nel palazzo davanti.

Qui praticamente, assistiamo all’involuzione della specie: siamo tornati ai tamburi.

Più di una volta mi sono affacciato alla finestra chiedendo un minimo di rispetto per chi, come me, si trova con le auto a pochi metri dai propri timpani, giorno, notte, mattina, non fa differenza.

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Vicino

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